MANUEL SPADAZZI
Cronaca

Il marito di Guerrina non si rassegna: "Gratien dica dov’è il suo corpo"

Mirco Alessandrini: "Io e mio figlio vogliamo salutarla un’ultima volta e darle una degna sepoltura". A 11 anni dall’omicidio, si attende la decisione dei giudici: i famigliari chiedono 2 milioni alla diocesi.

Mirco Alessandrini: "Io e mio figlio vogliamo salutarla un’ultima volta e darle una degna sepoltura". A 11 anni dall’omicidio, si attende la decisione dei giudici: i famigliari chiedono 2 milioni alla diocesi.

Mirco Alessandrini: "Io e mio figlio vogliamo salutarla un’ultima volta e darle una degna sepoltura". A 11 anni dall’omicidio, si attende la decisione dei giudici: i famigliari chiedono 2 milioni alla diocesi.

Mirco Alessandrini non si rassegna. Non vuole rassegnarsi: "Vogliamo sapere dov’è il corpo di Guerrina, per recuperarlo e dare finalmente a mia moglie una degna sepoltura". Sono trascorsi 11 anni da quando Guerrina Piscaglia, casalinga di 49 anni originaria di Novafeltria, si allontanò dalla sua abitazione a Cà Raffaello per incontrare padre Gratien Alabi, con cui aveva una relazione, e non fece mai più ritorno a casa. Era l’1 maggio 2014. Il religioso, all’epoca dei fatti parroco a Cà Raffaello (frazione del comune toscano di Badia Tedalda nel territorio riminese, vicino a Casteldelci) è stato condannato a 25 anni per omicidio e occultamento del cadavere della donna. Padre Gratien si è sempre dichiarato innocente, ma le indagini e le prove contro di lui l’hanno inchiodato. Una condanna confermata dalla Cassazione, che il frate di origine congolese sta scontando nel carcere di Rebibbia.

Nel frattempo Mirco Alessandrini si è trasferito con il figlio Lorenzo a Sansepolcro. Qui ha cominciato la sua nuova vita e lavora per una squadra di calcio. Ma niente e nessuno potranno mai cancellare il dolore e la rabbia. "Padre Gratien dica la verità. Vogliamo sapere dov’è il corpo di Guerrina. Io e Lorenzo vogliamo darle l’ultimo saluto e assicurarle una degna sepoltura...", dice Alessandrini attraverso i suoi avvocati, Nicola Detti e Francesca Faggiotto. Intanto si avvicinano alla conclusione le cause civili avviate contro la diocesi di Arezzo dai legali della famiglia Alessandrini e delle sorelle di Guerrina. Il marito e il figlio della vittima chiedono un milione di euro di risarcimento, le sorelle una cifra simile. "Le responsabilità da parte della diocesi di Arezzo – incalza l’avvocato Detti – sono oggettive. La diocesi aveva già tutti gli elementi per intervenire addirittura prima della scomparsa di Guerrina. Diversi parrocchiani avevano già segnalato i comportamenti anomali tenuti da padre Gratien Alabi, nei confronti di Guerrina e anche di altre persone. Ma la diocesi non ha fatto nulla". Si attende a breve il verdetto. E si spera di risolvere nel frattempo un’altra situazione paradossale. Il conto che Guerrina aveva in una banca di Novafeltria è ancora bloccato. Senza un certificato ufficiale di morte, la banca non può dare i soldi ai famigliari. Un paradosso della burocrazia italiana, che "contiamo di risolvere", dicono gli avvocati di Alessandrini.