di Gaia Papi
AREZZO
Mentre si sta avvicinando il secondo fine settimana targato "Città del Natale", in piazza San Jacopo, in mezzo a luci e mercatini, tra turisti e vetrine vestite a festa, si è aperta una ferita. Per anni punto di ritrovo degli aretini, martedì mattina lo Spazio Morini è stato chiuso per morosità, con conseguente procedura di sfatto nei confronti degli ultimi proprietari, che avevano costituito una srl il cui rappresentante legale è un cittadino straniero subentrato a inizio anno. Il locale è tornato così nella disponibilità della famiglia proprietaria. Una chiusura che stona nei momenti caldi del turismo, in mezzo alla folla della Città di Natale. Così, in un’altra piazza della città si spengono le luci di un locale ormai storico. Prima era il Morini, luogo per eccellenza delle liste di nozze e complementi d’arredo di lusso, che chiuse a metà degli anni 2000. A fianco del bar "Cristallo", aperto negli anni ’60 da Otello Bindi lì dove adesso sorge il colosso spagnolo, Zara. Poi, dal dicembre 2010, Il Morini diventò lo "Spazio Morini Caffetteria", il nuovo bar della piazza. Per quanto quelle luci rimarranno spente non si sa, difficile immaginare tempi brevi. Quasi impossibile pensare che riesca a riaprire per le feste di Natale. Si diceva un’altra piazza, si perchè per il terzo Natale consecutivo anche le luci del Caffè dei Costanti, il locale storico di piazza San Francesco, rimarranno spente.
Chiuso dal novembre 2021, il locale che nel 1997 fece il giro del mondo con il film premio Oscar "La vita è bella" di Roberto Benigni, è stato acquistato da Bertelli nel marzo 2023. I Costanti aspetta solo di essere riaperto, si diceva forse all’inizio del 2025, ma i tempi, sembrano estendersi ben oltre. L’obiettivo al quale mira Bertelli con il restauro e il rilancio del Caffè dei Costanti è quello di far rivivere l’atmosfera e riproporre il gusto, mai dimenticato, della pasticceria della famiglia Bianconi, artigiani "storici" della tradizione aretina.
Per Bertelli dovranno, insomma, tornare ad essere le Stanze di un tempo, varate nel 1805. In quel caso, l’ultimo ad arrendersi, stretto tra le conseguenze della pandemia e della lunga chiusura e le difficoltà finanziare legate al calo degli incassi, era stato Pietro Brocchi: una lunga gestione la sua, ben 14 anni, e nei quali, prima in tandem con Marco Grotti e poi da solo, aveva riportato il locale ai fasti del passato. Intanto tutto intorno nascevano o continuavano la loro attività altri locali di qualità.