
Era considerato uno degli artisti più interessanti della sua generazione, il pittore che con rara sensibilità sapeva rappresentare il dramma delle persone più deboli, degli ultimi, di quelle a cui la vita, fin dalla nascita, non fa sconti. Se ne è andato ieri, all’età di 87 anni, Roberto Naccari, una delle figure più significative del neorealismo figurativo italiano, attivo fin dagli anni Sessanta. Naccari era nato nel 1935 a Porto Tolle, in provincia di Rovigo, ma ha vissuto gran parte della sua vita ad Arezzo. Sostenuto fin da giovanissimo da un talento innato e dalla vocazione per il mondo delle arti, anche nel periodo in cui fu costretto a emigrare in Germania e Svizzera per lavoro continuò a dipingere e coltivare l’amore per la pittura. Numerosi i suoi viaggi all’estero e nel sud Italia, alla ricerca delle radici più profonde di realtà sociali e umane, segnate dall’emarginazione, dalla miseria e dalla violenza.
L’artista si è mosso sempre dipingendo la realtà più cruda, esplorando il tema degli uomini che partono, quelli che non riescono a partire e quelli – come ci ripropone ogni epoca – che cadono come un trapezista senza rete. Il noto collezionista ed esperto d’arte Guido Galimberti ha scritto che la pittura di Naccari "è la faccia spigolosa e dolente di un esodo". Il suo neorealismo ha raccontato a lungo i drammi del lavoro, la rivendicazione delle classi operaie, ma anche l’intimità di un luogo familiare con la stessa immediatezza e intensità di quando protagonisti erano i temi sociali. Alcuni lo hanno accostato ai grandi maestri del realismo drammatico americano come Ben Shahn. Il pittore prediligeva indagare la figura umana, di cui senza retorica e sbavature ha sempre mostrato le debolezze attraverso il colore e la materia, ma anche realizzando caricature amare e taglienti. Naccari ha esposto con mostre personali e collettive d’arte in Italia e all’estero, conseguendo ovunque lusinghieri apprezzamenti di critica e di pubblico. Numerosi i premi ottenuti, fra i quali quello ottenuto al Palais de l’Unesco per il dipinto "Esodo" del 1977, una delle sue opere emblematiche. I suoi lavori fanno parte di importanti collezioni pubbliche e private. Negli ultimi tempi, per motivi di età, l’artista aveva messo da parte il pennello e la tavolozza, ma non il suo punto di vista critico e obiettivo sulla realtà che lo circondava. I funerali di Roberto Naccari si svolgeranno ad Arezzo oggi, alle 15, nella chiesa di San Marco alla Sella.