LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Il paese preso in Castagna: "Alberto uno di noi". Gli amici e la panchina dove è nato Stranamore

Quasi 20 anni fa la morte del presentatore tv, castiglionese doc. La mappa del cuore, gli amici del "7+1", il ricordo del sindaco. "Le corse in macchina, le multe evitate per un soffio e le risate".

Il paese preso in Castagna: "Alberto  uno di noi". Gli amici e la panchina dove è nato Stranamore

Il paese preso in Castagna: "Alberto uno di noi". Gli amici e la panchina dove è nato Stranamore

"Alberto era un bel ragazzo e faceva strage di cuori". Gli anni Settanta correvano verso gli Ottanta, ruggenti e ribelli, e forse è iniziata proprio lì la storia del dottor Stranamore, il medico dei cuori infranti. Dalle serate ad Arezzo, in discoteca al Principe (quando ancora era in via Madonna del Prato), alle rimpatriate a Castiglion Fiorentino, paese appiccicato a pelle anche quando il successo lo portava lontano. "Per noi e per il suo paese, Alberto Castagna aveva sempre tempo e grande affetto", dice Giorgio Funghini, musicista e chansonnier, uno dei "7+1". Sette amici, castiglionesi doc più uno, Alberto, appunto. Nella sigla, stringata, c’è la storia di una lunga amicizia cominciata da ragazzi, destinata a non finire e nel giorno che segna i diciannove anni dalla morte, diventa ricordo vivo e testimonianza. Proprio nel giorno che incrocia, simbolicamente, una panchina dei giardini di piazza Matteotti, dove i "Sette+1" si davano appuntamento per fantasticare su sogni, ragazze e futuro. Una targa in ricordo dell’amico di tutti, il castiglionese "che non ha mai dimenticato di esserlo", sottolinea il sindaco Mario Agnelli indicando quella panchina dove c’è una targa in memoria. "È collocata proprio di fronte alla casa dove viveva la famiglia di Alberto, i nonni materni e dove lui amava tornare".

I ricordi rotolano a valanga su quella panchina, bagnata da una pioggia sottile che annuncia primavera ma resta ancora impigliata tra gli artigli dell’inverno. "Era il luogo dei nostri appuntamenti, qui davamo sfogo ai sogni, commentavamo la bellezza delle ragazze che passeggiavano in gruppo, e tentavamo di catturare la loro attenzione", racconta Giorgio.

Gli anni leggeri, quelli della musica e del divertimento, che volano via veloci eppure lasciano tracce indelebili. "Alberto era una persona generosa, sempre allegro e alla mano, anche quando il successo lo portò lontano dal suo paese e dalle amicizie di una vita". Il successo di Stranamore lo catapultò nel jet set degli anni Novanta, "anche se lui era rimasto quello di sempre". Le corse in macchina e quella "sera che ci fermarono i carabinieri, eravamo io, Alberto e Mario Naldi, sempre insieme. Per non beccare la multa dissi che eravamo studenti e allora la scampammo, quante risate...".

Dalla panchina dei giardini ai tavoli del ristorante Muzzicone, altro punto cardinale nella bussola dei "7+1", dove "le cene erano davvero momenti di grande complicità. Ci andavamo ogni volta che Alberto rientrava a Castiglioni. E lo faceva spesso, sopratutto quando doveva raggiungere Roma".

Una sosta nel suo paese per stare con la famiglia "la mamma Brunera era una donna bellissima e molto in gamba", rievoca Funghini, e per la classica rimpatriata con gli amici di sempre. "Era molto legato alle sue radici e anche quando cominciò ad avere problemi di salute, non perdeva occasione per stare qui".

Su quella panchina il tempo si è fermato e i "7+1" sono ancora lì, davanti all’orizzonte che si apre sulla Valdichiana.