GAIA PAPI
Cronaca

Il paradosso dei campi. Mancano gli ‘stagionali’ per iniziare la vendemmia. L’aumento dei costi pesa

Non si riempie un posto su due a tempo determinato in agricoltura. Il commento dei vertici della categoria: "Qui non esiste il caporalato".

Il paradosso dei campi. Mancano gli ‘stagionali’ per iniziare la vendemmia. L’aumento dei costi pesa

Non si riempie un posto su due a tempo determinato in agricoltura. Il commento dei vertici della categoria: "Qui non esiste il caporalato".

Se dalle cantine, si guarda al cielo invocando qualche goccia di pioggia per dare quel guizzo in più alle nostre uve, si continua a fare i conti con due problemi che attanagliano la campagna, e non solo. L’aumento dei costi e la mancanza di manodopera. All’appello, secondo la presidente di Coldiretti, Lidia Castellucci, manca il 50% di personale per la raccolta dell’uva. Cifra che va a ridursi quando si parla di personale specializzato e quindi di un lavoro più stabile. "Una voragine di lavoratori che ha il suo picco durante il periodo di raccolta, ma che è generalizzata durante tutto l’anno". "La manodopera rimane sempre una nota dolente, non è cambiato niente rispetto agli scorsi anni" spiega il direttore Cia, Massimiliano Dindalini.

"Sono lontani gli anni in cui giovani o meno giovani venivano a cercare lavoro. Nei nostri campi ormai sono impiegati quasi esclusivamente extracomunitari, il 70%, e per fortuna, altrimenti saremmo ridotti male, la percentuale di italiani è bassa. Sono ragazzi arrivati con il decreto flussi che vengono per la raccolta, hanno un alloggio, sono regolarmente contrattualizzati, qui non si esiste il caporalato" interviene Castellucci.

"Flussi la cui attivazione però non è facile e non sempre è tempestiva. E poi abbiamo bisogno di manodopera specializzata che conosca la vigna. Purtroppo da parte dei giovani c’è totale disinteresse verso la campagna. E così siamo arrivati alla vendemmia con cantine ancora alla ricerca di enologi e cantinieri. Ma la manodopera latita anche nella raccolta pura, e la soluzione è sempre più quella della raccolta meccanica" spiega la vicepresidente di Confagricoltura, Anastasia Mancini.

Rinunciare al romanticismo della raccolta a mano porta con sé più vantaggi: velocizzare i tempi di raccolta dell’uva che avviene tramite vibrazione delle viti fino a provocare il distacco dell’acino, ridurre i costi di produzione e l’impiego degli ‘stagionali’ che si fatica a trovare.

L’altro nodo: i costi. "Il prezzo di vendita non garantisce margine per i coltivatori. Il vino sta subendo una stagnazione al commercio che ha ricadute sul nostro territorio se pur, come è evidente, in modo disomogeneo" conclude Dindalini.