ANDREA LORENTINI
Cronaca

Il ricordo di Cosmi: "La chiamata di Gigi a mezzanotte mi cambiò la vita"

Falasconi era il direttore sportivo che con Graziani puntò su Serse "Seppi di essere all’Arezzo da un giorno all’altro: gli devo tutto".

Il ricordo di Cosmi: "La chiamata di Gigi a mezzanotte mi cambiò la vita"

Il ricordo di Cosmi: "La chiamata di Gigi a mezzanotte mi cambiò la vita"

Se Serse Cosmi è diventato l’allenatore dell’Arezzo nell’estate del 1995 e da li è partita una storia stupenda tra l’Uomo del Fiume e il cavallino rampante, lo deve in buona parte a Luigi Falasconi, allora direttore sportivo amaranto. Fu, infatti, proprio lui ad avere l’intuizione di proporre al presidente Francesco Graziani quel giovane allenatore della Pontevecchio che gli aveva fatto un’ottima impressione da avversario. Cosmi, nel giorno della scomparsa lo ricorda con emozione. Il cellulare di Serse squilla dalla prima mattina, da quando la notizia della scomparsa si è diffusa.

"È un giorno molto triste per me, perchè Gigi ha rappresentato una figura determinante nella mia carriera di allenatore e uomo. Quello con lui è stato uno degli incontri che maggiormente ha inciso nella mia vita. È nella cerchia ristrettissima di persone alle quali devo tanto".

Cosmi, è vero che Falasconi fu decisivo per il suo approdo sulla panchina amaranto?

"Assolutamente sì. Mi volle fortemente e fu lui a convincere Graziani che era, inizialmente reticente, a prendermi perché convinto che fossi il profilo giusto per l’Arezzo. Se non fosse stato per lui non sarei mai venuto".

Se lo ricorda il vostro primo incontro?

"Come posso dimenticarlo: eravamo a Perugia, all’antistadio. Stavamo seguendo una partita della formazione primavera. Sapevo chi era perchè avevamo un amico in comune, un allenatore umbro. Si avvicinò e mi chiese a bruciapelo: “Vorresti venire ad allenatore l’Arezzo?” e io risposi quasi incredulo “Vengo anche a piedi”. Da quella chiacchierata passarono alcuni giorni e credevo che ormai la cosa fosse sfumata, invece mi fissò un secondo appuntamento alla presenza anche di Graziani".

Si dice che lei si presentò a quell’appuntamento con Graziani con l’orecchino e Falasconi era contrario...

"Si raccomandò che lo togliessi ed invece feci di testa mia. Quando mi vide con il brillantino al lobo scosse la testa. Per fortuna l’incontro andò bene".

Come le comunicò che sarebbe diventato l’allenatore amaranto?

"Mi chiamò a mezzanotte e mi disse che il giorno dopo sarei dovuto venire ad Arezzo per firmare con Graziani al ristorante Il Torrino. Stavo andando a Rimini, girai la macchina e tornai indietro".

Insieme vinceste subito il campionato riportando il cavallino nei professionisti.

"Gigi amava andare in giro a vedere i giocatori, ma nei momenti, pochi per fortuna, di difficoltà di quella stagione mi è stato sempre vicino e aiutato. In fondo ero la sua scommessa e vincendo avrebbe vinto sopratutto lui. Quel trionfo lo sentiva molto suo".

Portò giocatori determinanti per la vittoria del campionato.

"Mi piace ricordare i vari Di Loreto, Martinetti e Nofri".

Che direttore sportivo era Falasconi?

"Portò l’attitudine del talent scout e una banca dati artigianale e preziosissima insieme: centinaia di nomi appuntati a penna sull’agenda, con dati anagrafici, caratteristiche fisiche, doti tecniche. Quando ti parlava di un calciatore te lo faceva conoscere anche se non lo avevi mai visto. Andava in profondità nei giudizi. Era un grande intenditore".

Siete rimasti legati anche dopo l’avventura di Arezzo?

"Negli ultimi tempi ci eravamo un pò persi. Mi è dispiaciuto che si sia allontano presto dal calcio. Credo che da un certo momento in poi non si ritrovasse più in certe dinamiche. Era felice quando dipingeva e stava nella sua Sansepolcro".