In migliaia per gustare lo stufato: oggi atteso il record di presenze

Il MyStufato food&fun festival ha preso il via a San Giovanni, con affluenza eccezionale e focus sullo stufato alla sangiovannese, piatto tipico con origini storiche legate alla tradizione culinaria locale. Attrazioni per tutte le età e spettacoli di arte di strada arricchiscono l'evento.

In migliaia per gustare lo stufato: oggi atteso il record di presenze

Da ieri migliaia di persone hanno preso d’assalto il centro per gustare il piatto tipico della tradizione sangiovannese

Ha preso il via ieri l’edizione 2024 del MyStufato food&fun festival, in programma fino a stasera nel centro storico di San Giovanni. E già nel primo giorno di manifestazione, l’affluenza è stata eccezionale, con migliaia di persone che hanno preso d’assalto il cuore della città, in primis per gustare il piatto tipico della tradizione sangiovannese. Non solo cibo, ma anche teatro di strada. Un collettivo di artisti legato anche da un progetto speciale: usare la loro arte come mezzo di comunicazione ed unione, per portare un po’ di magia ai bambini in zone del mondo afflitte da povertà, guerra e sfruttamento. Circo, danza, teatro di strada, performance itineranti, magia, marchingegni, scienza e giocoleria. Non sono mancate attrazioni per i più piccoli, laboratori di cucina e spettacoli. Naturalmente il protagonista principale è stato lui, lo stufato alla sangiovannese, con i ristoranti diffusi del centro presi letteralmente d’assalto. Ma quali sono le origini di questo piatto prelibato? Agli inizi del secolo scorso, in alcune fabbriche, come la Ferriera, la Ceramica, le Fornaci Bagiardi, alcuni operai, particolarmente ghiotti e abili in culinaria, ogni tanto cucinavano lo spezzatino più che altro a base degli interiori degli animali, come polmone e viscere. Uno di questi, Virgilio Aldinuzzi, nel 1915 fu arruolato nell’esercito ed inviato in Libia dove fece il cuoco del reggimento. Qui scoprì le spezie e soprattutto imparò a cucinare i grandi quantitativi di pietanze. Al suo ritorno conservò gelosamente le scoperte e incominciò ad applicarle prima in casa, poi in Ferriera e infine nei saloni della Basilica, dove s’incominciò a cucinare lo spezzatino che da quel momento prese il nome di "stufato alla sangiovannese" perché solo qui lo si faceva con i nuovi ingredienti e soprattutto con carne delle gambe anteriori di vitello adulto, dando al piatto un gusto diverso dallo spezzatino. Il segreto piano piano passò da un cuoco all’altro degli Uffizi, dando vita ad una vera e propria competizione che ancora oggi si conserva, e poi di casa in casa, nelle osterie e nei ristoranti della città.