
Un'anziana
Arezzo, 3 giugno 2018 - È nata per sostenere i lavoratori con persone disabili in famiglia ma adesso sta affondando nel pantano dei furbetti. Gente che si approfitta dei permessi retribuiti senza nemmeno assistere i congiunti con gravi problemi di salute. È la legge 104, entrata in vigore nel 1992 e da poco riformata con maggiori tutele per i dipendenti e per i loro familiari. Una normativa che però sta diventando teatro sempre più frequente di abusi e truffe che possono portare al licenziamento, visto che si percepisce un’indennità economica anticipata dal datore di lavoro, ma di fatto pagata dall’Inps.
È quello che è successo a una dipendente di un’importante azienda di elettronica di Arezzo: qualche giorno fa ha perso il posto dopo essere stata pedinata e ripresa dagli 007 privati incaricati dai suoi datori di lavoro. Le indagini hanno permesso di stabilire che la donna, 40 anni, invece di assistere la parente ammalata si era dedicata a un trasloco e aveva passato giornate intere con il fidanzato fuori città, spesso di venerdì per «allungare» il fine settimana.
Ai superiori la donna aveva presentato tutta la documentazione prevista per accedere ai benefici della legge 104: la richiesta dei congedi retribuiti era per una vecchia zia colpita da una malattia degenerativa. Ma il numero sempre crescente dei giorni richiesti, spesso a ridosso del weekend, ha messo i suoi titolari in allarme. Tanto da incaricare la Falco Investigazioni di Arezzo di controllare cosa facesse davvero la donna durante le assenze dal lavoro.
«La difficoltà principale della nostra attività di indagine è data dal fatto che la legge, da poco riformata, prevede che si effettui l’assistenza al parente disabile non in maniera continuativa e ritagliandosi spazi per sé ma senza snaturare il senso di questi congedi retribuiti – spiega Carlo Nencioli, titolare della Falco Investigazioni – per questo ci siamo dovuti appostare per intere giornate per dimostrare che durante i permessi la donna non dedicava nemmeno un attimo ad assistere la zia».
Con le riprese e le foto delle giornate di congedo passate infischiandosene della parente ammalata, i titolari l’hanno licenziata per giusta causa. Lei ha provato a opporsi, coinvolgendo anche le rappresentanze sindacali che però, di fronte alla documentazione dei detective privati, non hanno potuto far altro che allargare le braccia. La dipendente infedele, messa con le spalle al muro, ora avrà più tempo per assistere la zia. Ma dovrà trovarsi anche un altro lavoro.