Industria in lutto, è morto Antonio Zucchi: aveva 81 anni. Sindaco: "Un pezzo di storia"

La famiglia ha reso nota la notizia solo a funerali avvenuti: ha guidato per anni la UnoAErre, è stato presidente dell'associazione industriali. Il dolore di Ghinelli

Antonio Zucchi

Antonio Zucchi

Arezzo, 20 marzo 2022 - Industria aretina in lutto: è morto Antonio Zucchi, uno degli uomini forti dell'imprenditoria. Aveva 81 anni: la fine venerdì ma la famiglia ha scelto di rendere nota la notizia solo a funerali avvenuti.

Zucchi ha guidato per anni la UnoAErre ed è stato presidente dell'Associazione Industriali di Arezzo dal 1994 al 1999. Stile sempre discreto, personaggio pubblico in punta di piedi, ha attraversato una fase decisiva del boom aretino. Attento alla vita culturale aretina, ad esempio era stato il primo imprenditore in assoluto a scommettere su Rondine, prima ancora che l'associazione diventasse quella che è oggi, ai tempi del primo viaggio in Russia.

Era seguito alla generazione dei fondatori della grande azienda famosa in tutto il mondo: Carlo Zucchi (classe 1896, aretino, figlio di un artigiano orafo) e Leopoldo Gori (classe 1897, senese). Mutuandone le caratteristiche imprenditoriali che avrebbero lasciato un sigillo forte sul mondo dell'economia aretina: quella creatività e cultura aziendale che avrebbero portato a fare della vecchia azienda la fucina di tante energie poi diventate autonome.

Furono Carlo Zucchi, il padre di Antonio, e Leopoldo Gori a fondare la "Gori & Zucchi", in uno scantinato dalle parti della Pieve.  Già nel 1934 ottenero il marchio 1 Ar, ossia quello della prima azienda orafa aretina, la madre dalla quale sarebbe nata una genia infinita di figli e figliastri.

Nel dopoguerra il trasferimento in via Schiapparelli, in fondo al quartiere di Saione, allora quasi aperta campagna. Dello stabilimento non è rimasto niente, prima sostituito da una scuola e poi demolito per realizzarvi il palazzone della Coop, ma è lì che la UnoAerre si fa un colosso di circa 1200 dipendenti.

A metà degli anni 60, col marchio UnoAerre che spicca sulle vetrine delle gioiellerie dItalia e non solo dItalia, via Schiapparelli non basta più. Nuovo trasferimento, stavolta in via Fiorentina. A loro subentra la seconda generazione, guidata proprio da Antonio Zucchi e Vittorio Gori.

Sostanzialmente una staffetta che si completa negli anni '70: a quel punto Antonio e Vittorio si ritrovarono all'inizio degli anni '80 nel pieno dell'escalation e della stagione del boom e della crescita del distretto orafo. Una coabitazione che arriva fino a quando i Gori decidono di fare un passo indietro, lasciando Antonio da solo al comando della "nave". Una famiglia forte la sua, a fianco sempre la moglie Carla Landi, il cui impegno era però sul fronte del terziario e dell'associazione commercianti.

Alla fine degli anni '90 la decisione di vendere la maggioranza alla Deutsche Bank: ma a tempo, dopo qualche anno Antonio Zucchi matura la decisione di riprendersi le quote e tornare saldamente al comando dell'azienda.

Fino ai giorni nostri e alla rilevazione dell'azienda da parte di Sergio Squarcialupi, che la salvò dalla grave crisi finanziaria nella quale era precipitata nel 2010. E fu a quel punto che dopo quasi un secolo di storia il nome degli Zucchi scivolò via dalla governance dell'azienda. Non dalla scena economica aretina, avendo continuato per qualche anno insieme al figlio Gianluca (l'altro figlio si chiama Marco) l'impegno in un'altra azienda di famiglia, la Pulinova, e anche con qualche tentativo in altre direzioni.

Il sindaco Alessandro Ghinelli ne ricorda la figura. “La notizia della scomparsa di Antonio Zucchi mi ha colto di sorpresa e profondamente addolorato. Il suo nome è legato in maniera indissolubile alla nostra città , simbolo della sua crescita e del suo sviluppo moderno. Gori & Zucchi prima, Unoaerre oggi, sono i marchi più distintivi e caratterizzanti di un settore del quale a pieno titolo Arezzo è leader.

Con il commendator Zucchi ho avuto modo di scambiare riflessioni e opinioni legate al nostro sistema produttivo e ho sempre riconosciuto in lui una persona di grande concretezza e pragmatismo. Personaggio schivo e discreto, ha passato momenti delicati per se e per l’azienda che guidava, sempre affrontati a testa alta e con coraggio.

Con lui se ne va un altro pezzo di storia di Arezzo, ma di lui rimane non solo il ricordo, ma una impronta significativa del tessuto produttivo d’eccellenza della nostra città. All’amica Carla, ai figli, alla famiglia, la mia più sincera vicinanza e le condoglianze per mio tramite anche dell’intera città”.