
Si è svolta ieri, al Tribunale di Arezzo, la seconda udienza relativa al caso dell’infermiere aggredito in servizio nel 2023....
Si è svolta ieri, al Tribunale di Arezzo, la seconda udienza relativa al caso dell’infermiere aggredito in servizio nel 2023. Una vicenda che ha scosso la comunità sanitaria locale e che torna oggi all’attenzione pubblica non solo per i risvolti giudiziari, ma anche per il valore simbolico che ha assunto nel dibattito sulla sicurezza del personale sanitario. Fuori dall’aula, a testimoniare vicinanza e sostegno, si è radunata una folta rappresentanza di colleghi e sindacalisti, in un presidio silenzioso ma carico di significato. Tra i presenti anche figure di primo piano della sanità aretina, come Giovanni Grasso, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Arezzo e della Toscana, e Claudio Cullurà, segretario provinciale del Nursind, il sindacato infermieri. Entrambi hanno ribadito la necessità di tutele più efficaci per gli operatori sanitari, sempre più esposti ad atti di violenza nello svolgimento del loro lavoro. La prossima udienza è stata fissata per il 24 giugno, data nella quale potrebbe arrivare anche la sentenza definitiva.
La vicenda risale a maggio 2023, quando Bruno Bruschi, infermiere in servizio alla centrale operativa del 118 di Arezzo, venne inviato per un intervento di soccorso nella zona di Tegoleto. L’uomo che aveva richiesto l’aiuto all’arrivo dell’ambulanza andò in escandescenze e, in preda alla rabbia, sferrò un violento pugno all’infermiere, che gli costò 5 giorni di prognosi. Trasportato al pronto soccorso, l’aggressore continuò con insulti verbali, salvo poi presentare delle scuse. Inizialmente il caso era stato archiviato, ma Bruschi si è opposto alla decisione attraverso il proprio legale, l’avvocato Stefano Buricchi.
Ga.P.