
Tecnici alla diga di Levane
A breve arriverà la notizia tanto attesa. Il finanziamento completo dei lavori di innalzamento della Diga di Levane: lavori per 16 milioni. La notizia è stata annunciata dalla Regione Toscana, durante la posa della prima pietra alla nuova cassa di espansione di Restone, nel comune di Figline Incisa, avvenuta alla presenza del governatore Giani. La conferenza dei servizi è già stata completata. In questo periodo sta per essere ultimata anche la valutazione di impatto ambientale. Ma, soprattutto, siamo in attesa dello stanziamento del ministero dell’Ambiente, che dovrebbe arrivare in tempi rapidi. Presto, il presidente Giani annuncerà quindi il completo finanziamento di un’opera strategica, non solo per il Valdarno, ma anche per tutto il territorio fiorentino, compreso ovviamente il capoluogo regionale. L’innalzamento della diga di Levane rappresenterà la più vicina cassa d’espansione in linea realizzabile a monte di Firenze. Prevista una laminazione di circa 9 milioni di metri cubi stimati in modalità statica, e un abbattimento del picco di piena a fronte di una portata entrante di circa 2650 mc/s, pari a circa 750 mc/s. L’opera consentirà anche di diminuire i battenti idrici a valle della diga e una più efficiente immissione di tutti gli affluenti. Interesserà una popolazione di oltre 100mila abitanti, con il Valdarno in primo piano. La storia della Diga di Levane si intreccia inevitabilmente con la terribile alluvione del 1966. Era il 4 novembre. Una data rimasta nella mente dei giovani di ieri e degli adulti di oggi. Una data stampata nei libri di storia e legata ai capricci di un fiume che provocò disastri in mezza Toscana inondando campagne e città, Firenze compresa. Anche il Valdarno pagò un dazio pesante all’alluvione, con Montevarchi e San Giovanni trasformate in un mare di fango. L’Autostrada del Sole fu chiusa nel tratto valdarnese e anche la Ferrovia fu interdetta al transito dei treni. Insomma una tragedia naturale che a distanza di quasi sessant’anni nessuno ha dimenticato.
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, e parecchia, in tutti i sensi, e il Valdarno Superiore ha eretto qualche barriera in più a propria difesa. Nessuno può dire con esattezza cosa succederebbe nel caso si verificassero le stesse condizioni del ’66. Quel che è certo è che di lavori ne sono stati fatti. Basti pensare alle casse di espansione realizzate negli ultimi anni: quella di Ambra, che ha una capacità di invaso di 1 milione di mc, quella de La Penna di Terranuova (500.000 mc), quella di Riofi (200.000 mc) e quella sul Lusignana, Altri però, sono ancora da realizzare, tra cui proprio l’innalzamento della Diga da 167,5 a 172 metri, che muoverà investimenti molto importanti, si parla di oltre sedici milioni.