BUCINE
Cronaca

Inquinamento da keu, Lerose è tornato libero

L’imprenditore coinvolto nello scandalo, possedeva impianti di recupero rifiuti a Levane e Pontedera. Fuori anche moglie e figlio

di Francesco Tozzi

Torna in libertà Francesco Lerose, l’imprenditore coinvolto nello scandalo Keu, che possedeva due impianti di recupero rifiuti, uno a Levane e l’altro a Pontedera. La decisione è stata presa dal giudice per le indagini preliminari di Firenze. Il gip ha accolto le tesi difensive dell’avvocato Gennaro Pierino Mellea, il quale ha evidenziato la piena legittimità dell’operato del suo assistito e l’assenza di ogni pericolo di reiterazione delle condotte contestate. A Lerose erano già stati revocati gli arresti domiciliari nel mese di aprile, pertanto su di lui pendeva soltanto l’obbligo di dimora.

Con Lerose tornano in libertà anche la moglie Anna Maria Faragò e il figlio Manuel, difesi dall’avvocato Carmine Curatolo del foro di Paola. L’avvocato Mellea ha dichiarato che in vista del processo provvederà a far eseguire una super perizia per dimostrare la totale correttezza dell’operato di Lerose nella gestione dei rifiuti e la sua estraneità alle ipotesi dell’accusa che lo vedrebbero in contatto con la cosca di ‘ndrangheta del Grande Aracri di Cutro. In vista della prima udienza, si alleggeriscono dunque le misure cautelari a carico dell’uomo di origini calabresi.

La maxi-operazione Keu portò alla luce nell’aprile 2021 un sistema basato sullo smaltimento illecito degli scarti di lavorazione nel comparto conciario di Santa Croce sull’Arno. I rifiuti derivanti dal trattamento dei fanghi degli scarichi delle concerie producevano ceneri con una elevata concentrazione di inquinanti. Secondo le indagini, il keu veniva inviato agli impianti di riciclo e miscelato con altri inerti che sarebbero stati impiegati in edilizia. Stando all’accusa, nel sito industriale di Bucine le polveri venivano unite ad altri materiali utilizzati per riempimenti e sottofondi stradali, vere e proprie terre avvelenate che avrebbero fatto il giro della Toscana. In Valdarno sono state riscontrate contaminazioni dei terreni in un lottizzo a Bucine e sotto la nuova strada di accesso alla discarica di Podere Rota nel comune di Terranuova.

In quest’ultimo caso è stata Csai, gestore dell’impianto, a denunciare la presenza di cromo esavalente in valori anomali nel corso dei controlli annuali condotti dalla società. La correlazione, secondo l’ad Luana Frassinetti, avrebbe a che fare con la qualità dei materiali utilizzati per la nuova viabilità della provinciale 7 di Piantravigne. In attesa che venga realizzata la bonifica delle zone inquinate, Arpat ha condotto alcuni carotaggi nel lotto V della strada regionale 429 Empolese-Valdelsa, anch’esso realizzato con inerti usciti dalla Lerose Srl, per verificare l’inquinamento delle falde. Le informazioni frutto del monitoraggio hanno consegnato un quadro che permette di affermare l’assenza di contaminazione nelle acque sotterranee e superficiali.

"Dai risultati – si legge in una nota rilasciata dall’Agenzia – è emerso che tutti i campioni di aggregato riciclato contenente Keu sono classificabili come rifiuti non pericolosi. Sono state effettuate, poi, le analisi anche dei campioni di solo terreno naturale, tenendo conto dei parametri normativi contenuti nel Testo Unico Ambientale, ed è emersa l’assenza di superamenti dei limiti previsti per la concentrazione soglia contaminazione". Non si tratta però di una situazione definitiva, dato che eventuali versamenti nel sottosuolo potrebbero verificarsi nel medio e lungo periodo.