
Giorgia Meacci, 17 anni, studentessa del liceo classico Petrarca in una classe Rondine
Ha 17 anni, frequenta il liceo classico Petrarca di Arezzo, nel fine settimana arbitra le partite di pallore di categoria Juniores ("quindi in campo ci sono calciatori più grandi di me, fra tanti luoghi comuni, molte offese e una buona dose di discriminazione") e come tante ragazze e ragazzi della sua età ha tanti sogni e speranze da realizzare in futuro. Un desiderio Giorgia Meacci lo porta però nel cuore, tanto urgente da spingerla a scrivere una lettera al nostro giornale: "Dico subito forte e chiaro, senza possibilità di fraintendimenti che io voglio la pace, sempre e comunque".
La pace, concetto che ha imparato a conoscere a scuola, facendo parte per il secondo anno di una classe Rondine, che l’ha spinta a un percorso di crescita culturale, educativa ed emotiva fatto anche di riflessioni e interrogativi. La pace, un valore che vede tradito in tanti contesti di guerra, anche molto vicini all’Italia, come l’Ucraina o il Medio Oriente. La pace "per me significa stabilità" dichiara la giovane, che ha colto lo spunto per la lettera "dalla visita del presidente della Repubblica Mattarella in Giappone. Ha fatto scattare qualcosa in me, così mi sono andata a informare: prima di lui c’erano stati Oscar Luigi Scalfaro e Giorgio Napolitano, ma è indimenticabile la visita del presidente Sandro Pertini del marzo 1982, quando chiese “il disarmo totale e controllato“".
Meacci all’epoca non era nata, erano bambini i suoi genitori, ma quel’appello l’ha fatta pensare alla situazione di oggi, dove "si rischia una nuova guerra atomica ed è fondamentale trovare accordo per porre fine alle guerre. Il metodo Rondine mi ha insegnato che c’è un modo per arrivare alla pace attraverso l’incontro e il dialogo. Troppe persone innocenti stanno morendo inutilmente,. E continuare a dare armi alle nazioni in conflitto per me comporta un serio rischio di escalation. Sono spaventata - ammette- ma vorrei diventare una samurai della pace. Intanto sono un’arbitra e un po’ questo mi fa essere una persona che risolve conflitti".
Di fronte ai conflitti che affollano le pagine dei quotidiani, i servizi dei tg, il web, Giorgia ha scelto di non chiudere gli occhi: "In famiglia si parla molto di tematiche attuali, per questo mi sono sentita anche sostenuta a dare una mia opinione con la lettera. Con i miei coetanei non è facile confrontarci con questi temi ma in classe ci sentiamo liberi di esprimere i nostri pensieri". Allora i giovani si interessano alla politica, diversamente da quello che si dice? "Dipende. Se c’è un contesto di ascolto e di espressione senza giudizio si può costruire un dibattito formativo. Per trovare la pace ci dobbiamo mettere tutti in gioco, non solo governanti ma anche ragazze e ragazzi che vogliono essere attori del loro presente e futuro e non non subire scelte altrui".