Veneri, da mesi mezza città è convinta che lei correrà da sindaco: che c’è di vero?
"Se esiste, la convinzione non dipende certo da me. Quando nel 2020 mi sono candidato in Regione, ho fatto una scelta al servizio dei cittadini e delle imprese di Arezzo e della Toscana. Se il centrodestra riterrà utile una mia candidatura a sindaco di Arezzo, ci rifletterò e valuterò con la massima attenzione. Sarà certamente un onore e un’enorme responsabilità. Servirà l’uomo o la donna giusta che sappia lanciare un nuovo corso per allargare anche il perimetro politico e civico della coalizione".
Sarebbe disponibile ad una seconda consiliatura regionale?
"Avrò lo stesso spirito di servizio e le stesse motivazioni con le quali rifletterò su una candidatura per il Comune".
Caso Polcri: sta con chi vorrebbe uno strappo netto o lavorerebbe a una ricomposizione?
"Il mio giudizio sulle scelte di Polcri è stato e continua ad essere negativo. La mia convinzione è che in politica il senso di responsabilità debba sempre prevalere sull’ambizione personale. Questo non si è verificato. Auspico che Polcri voglia riflettere su quanto accaduto, scegliendo la via della responsabilità politica e quindi operando per una seria e coerente ricomposizione del centrodestra in Provincia".
Come legge il caso Meoni a Cortona?
"La lettura è semplice: Meoni ha avuto ragione e noi torto. Fatta questa premessa, non resta che imparare dagli errori fatti. Una lezione è quella di avere ben chiaro l’orientamento e lo stato d’animo degli elettori in ogni specifica situazione. In questo quadro non dare nulla per scontato e non far prevalere emozioni e giudizi interni sull’oggettivo quadro esterno al partito".
Fdi è nettamente il partito di maggioranza: il Comune di Arezzo è per voi una priorità?
"Lo è sempre stato. Arezzo è un simbolo della trasformazioni politiche in Toscana e in Italia. Fratelli d’Italia, ma penso l’intero centrodestra, ha dimostrato di essere anche ad Arezzo una nuova e consolidata classe di governo, pronta con serenità ad affrontare l’appuntamento del 2026. Il prossimo passo è essere ancora di più in sintonia con la società, capaci di leggere e interpretare quanto di nuovo emerge a livello sociale, culturale ed economico. Questa è anche la sfida per una rinnovata classe dirigente per riportare anche i giovani alla politica".
Nel centrodestra c’è chi dice: se Fdi esprime il candidato presidente alla Regione non può pretendere anche il candidato sindaco ad Arezzo. Cosa risponde?
"L’elemento chiave è uno solo: avere la persona giusta al posto giusto per concretizzare i programmi del centrodestra ed essere punto di riferimento autorevole e credibile per gli elettori. Gli equilibrismi politici, le spartizioni di potere hanno ormai poco senso. Non solo dal punto di vista dell’etica politica ma anche da quello della logica concretezza degli appuntamenti elettorali. Si vince solo con il candidato giusto".
La vostra rappresentanza forse è sottostimata rispetto alle vostre percentuali: puntate ad un riequilibrio?
"Il riequilibrio non si decide a tavolino tra i partiti. È un compito che spetta agli elettori. Saranno loro a decidere e i partiti saranno chiamati a rispettare l’orientamento espresso nelle urne. Fratelli d’Italia non ha mai fatto questioni di potere e di quote. Non inizierà certo adesso".
Il sindaco Ghinelli indica in primis Lucia Tanti come sua erede: è un’ipotesi anche per voi?
"Lucia Tanti si è dimostrata, con il lavoro sul campo, un’ottima amministratrice ed ha sostenuto una parte consistente dell’intero lavoro dell’Amministrazione comunale di Arezzo. Questo è un riconoscimento che le è dovuto ma, in ogni caso, la scelta del candidato spetterà alla coalizione. Ritengo che Arezzo abbia la necessità di essere non solo gestita ma anche ripensata e rilanciata. Arte e turismo sono perni essenziali ma non possano essere esaustivi di una nuova identità economica e sociale di Arezzo. L’industria e la manifattura, e non penso solo all’oro, alla moda o alla meccanica, possono e devono rimanere centrali. Con fortissimi elementi di innovazione in grado di valorizzare e attrarre le migliori energie professionali giovanili".
L’oro vive una fase di grande crescita, teme rimbalzi?
"Il sistema aretino non teme le sfide, ha fondamenta solide che vengono da lontano. Siamo stati innovatori e pionieri dei mercati. Ci sappiamo adattare, con le nostre capacità artigianali e tecnologiche, alle nuove e mutevoli richieste del mercato".
C’è timore per lo spettro dei dazi americani?
"I dazi sono una costante storica con la quale abbiamo sempre avuto a che fare. Penso che nei prossimi mesi non ci saranno novità significative e ritengo che il futuro presidente Trump si sia riferito ad altre situazioni".
Come rilanciare la mostra dell’oro ad Arezzo rispetto a Vicenza?
"L’aspetto strutturale da cui può derivare la risposta, è distinguere Arezzo come città dell’oro promuovendo una reale aggregazione del sistema. Vicenza è forte grazie ad Arezzo, alla rilevante partecipazione delle aziende del nostro territorio. Dobbiamo riflettere su questo elemento e trarne le giuste motivazioni per fare ancora di più e meglio".
Gli assalti alle aziende?
"Mai come adesso il sistema istituzionale a cui contribuisco è consapevole e concentrato sulla questione sicurezza. È possibile e doveroso fare di più perchè Arezzo ha bisogno di iper protezione per famiglie e imprese. In Regione è passato un mio atto per finanziare ulteriori progetti delle amministrazioni per la vigilanza elettronica. Serve più tecnologia, uomini in strada e dobbiamo promuovere e organizzare al meglio la collaborazione con gli istituti privati".
Lei ha contribuito al rilancio dell’istituto per orafi: è sufficiente a garantire il ricambio di personale richiesto dalle imprese?
"L’istituto lo sostengo da sempre come imprenditore e molte altre aziende mi hanno seguito. Oggi è cresciuto ed ha raggiunto livelli tecnologici notevoli ma non è sufficiente. Il sistema Its può aggiungersi come soluzione oltre al 4 più 2 della nuova riforma. La formazione deve essere al centro delle politiche attive sul lavoro per aiutarci a superare la transizione occupazionale che stiamo subendo".