Arezzo, 1 maggio 2021 - «Brindisino, laralaralara...»: l’inno degli innamorati del vino esplode dai locali dietro la vecchia scuola Margaritone. La scuola non c’è più, le cattedre nemmeno: ma in compenso i tavolini fioriscono dappertutto. Qui e nel resto del centro, che si getta mani e piedi nel debutto della nuova isola pedonale. A tempo di record la Confcommercio e il Comune hanno concordato la mossa che un anno fa aveva trasformato la zucca in una carrozza.
Con l’entusiasmo di chi da mesi è chiuso e non può permettersi ancora di riaprire le sale interne. Ma allora era giugno o giù di lì, stavolta è aprile. La fine di aprile dei grandi ponti e chissà se la vigilia del primo maggio non abbia contribuito a frenare l’afflusso. «Insomma, speravamo meglio» dice un po’ deluso Alessandro Lombardi, il titolare degli Ostinati.
Per recuperare il tempo perduto aveva apparecchiato due terzo di via Crispi, da lontano ti chiedi se sia un ristorante o un mobilificio. Di fatto non si unisce al «brindisino» dietro l’angolo. Gongola invece Federico Vestri, il «vicino» di trattoria, l’uomo degli hamburger. «Benissimo, non ci speravo». Il sabato del villaggio dipende molto dalle attese, figuriamoci il venerdì.
Di fatto i locali lavorano. Via Madonna del Prato è una fila ininterrotta di tavoli, i Portici fino quasi alla banca. Semideserto è il Corso, per la gioia dei virologi. Chi esce, al debutto dell’isola pedonale, si mette a tavola e lì aspetta lo scadere del coprifuoco. O impugna le torce per inscenare la protesta, che schierano fuoco e bandiere contro lo stop delle 22.
La politica si divide sulle lancette che intanto scandiscono la prima notte della grande isola pedonale. Soffre via Mazzini: le due trattorie gemelle, costrette a stare chiuse in settimana per mancanza di spazi, faticano ad ingranare ma siamo solo alle prime schermaglie. Viaggiano invece come Frecce Rosse via de’ Redi e soprattutto via dei Cenci.
L’incrocio a scacchiera dei locali chiude gli spazi e crea l’effetto onda. La sicurezza per una sera la fa da padrona, il che non guasta. Anche se poi ci sono tratti nei quali le mascherine calano visibilmente: giù del tutto a tavola, e questo è normale, ma spesso giù nei gruppi spontanei, nelle piccole mischie tra ragazzi. San Francesco paga l’assenza della movida: dopo una certa ora niente asporto, consuma chi è al tavolo. Il colpo d’occhio è discreto, quello di una piazza che ritrova la vita perduta: non ci sono gli assembramenti sugli scalini, non ci sono le resse a centro piazza.
Una piazza europea e non è poco ma l’impressione dagli incassi minori rispetto a quelli che servirebbero per ripartire. Il picco come al solito è in piazza Grande. L’ordinanza del mattonato non è ancora adottata e la linea è quella della scorsa estate. Bene per i locali della parte bassa: loro non hanno davanti una via pedonale dove allargare i tavoli fuori del mattonato ma una strada da lasciare transitabile.
E rischiano di uscirne pesantemente penalizzati rispetto a quelli che aggiungono le Logge a via Vasari. L’idea di difendere il colpo d’occhio del salotto buono è sacrosanta ma lo è anche trovare degli aggiustamenti che non facciano figli e figliastri. I locali della parte alta lavorano sodo, anche se non ancora ai ritmi dell’estate. E lavora bene piazza della Badia, che dall’anno scorso ha trovato un suo angolo di mondo dove i due centri sono meno distanti di una volta.
Resta più periferica Guido Monaco, in attesa che decolli il progettio proposto al Comune. Ma intanto in giro vedi che l’area dei tavoli si allarga anche alle gallerie, ai corridoi di collegamento, non solo ai chiostri o alle strade a cielo aperto. I bar che avevano chiuso alla zona arancione sono tornati in pista. come «Friend’s» di via Roma e tanti altri. I locali dotati di dehors spalancano tutto, sorta di stanza che non ha più pareti.
Un’altra canzone che si unisce alla colonna sonora della prima notte pedonale. E ti riconcilia con il bel canto preso un po’ a schiaffi dal classico «brindisino».