Arezzo, 16 settembre 2016 - Ai carabinieri che sono andati a prenderlo all'alba ha mormorato soltanto: "Vi aspettavo, siete stati bravi". Poi, tra la casa di San Giustino in cui è stato arrestato e il comando provinciale dell'Arma di Arezzo, ha raccontato come è andata, in sostanza un delitto originato da una lite sul prezzo del sesso consumato in auto al Ponte del Diavolo, il luogo del delitto. Un diverbio scatenato da una ventina d'euro, forse anche meno.
Ha ammesso, "sono stato io". Ma Piter Polverini, il presunto assassino di Katia, l'ha fatto non in presenza del suo avvocato. Si tratta quindi di una confessione che per la legge non vale. Agli atti resta soltanto quello che ha detto davanti al pm Julia Maggiore e al suo avvocato Roberta Blasi: e li si è avvalso della facoltà di non rispondere. Si chiude così il cerchio, i carabineiri hanno arrestato l'assassino che davanti al pm ha Maggiore ha spiegato come sono andate le cose nella notte tra l'11 e il 12 luglio scorso. Piter Polverini, 24 anni, di San Giustino Umbro, prima ha raccontato di aver colpito Katia con un martello. Ha poi detto di aver gettato l'arma del delitto nei pressi della propria abitazione a San Giustino, indicando il punto, un cespuglio dove il martello è stato in effetti recuperato dai carabinieri. E questo lo incastra al di là di ogni eventuale marcia indietro sulle prime ammissioni.
La notte del delitto ha come prima tappa il bar La Perla Nera di via Aggiunti a Sansepolcro dove Katia si reca, dopo aver chiesto denaro al prete di San Giustino. Qui incontra Polverini e i due si danno appuntamento alle piscine. Il resto è storia. Ma Piter lascia tracce anche corpose: intanto il barista lo vede con Katia, poi una telecamera nei pressi del delitto inquadra l'auto su cui viaggia, una Nissan; infine c'è la testimonianza di una donna che vede l'auto senza però ricordarne modello e targa. E ancora la macchina è ripresa da una telecamera a San Giustino.
Sono tutti elementi che portano i carabinieri a interrogare quasi subito Piter Polverini che agli inquirenti dà una versione lucida ma che non tornava con quanto l'inchiesta aveva raccolto. Il suo Dna è tra i primi a essere prelevato e inviato al laboratorio di analisi. In tutto sono diciotto i campioni raccolti per le analisi, ma solo 7-8 vengono controllati dalla genetista Spinetti. Tra questi c'è ovviamente quello del giovane Polverini e il riscontro è positivo.
Il ventiquattrenne di San Giustino è stato preso in esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare del Gip Anna Maria Lo Prete. E' appunto Piter Polverini, un giovane (24 anni) di San Giustino Umbro, che lavora ad Arezzo presso il centro di scommmesse di Campo di Marte. Stando a quanto trapela, l'arrestato era un frequentatore occasionale e non assiduo della quarantenne uccisa il 12 luglio. La sua cattura suggella un'indagine andata avanti per oltre due mesi, condotta dai carabinieri della tenenza di Sansepolcro e del reparto operativo di Arezzo sia con metodi tradizionali (oltre 300 persone sentite) sia con l'ausilio appunto delle risultanze scientifiche, in primo luogo il Dna estratto dalla genetista Isabella Spinetti e dal dottor Marco Di Paolo nell'autopsia. Ma decisiva è stata la testimonianza di un cittadino che ha visto l'auto del Polverini sul luogo del delitto. A coordinarli la procura di Arezzo e in particolare il Pm titolare del fascicolo, Julia Maggiore.
Katia Dell'Omarino fu ritrovata la mattina del 12 luglio. uccisa sul greto del torrente Afra, nei pressi del ponte del Diavolo, come lo chiama la gente del posto, anche se il nome ufficiale è ponte di San Francesco, a due passi da Sansepolcro. Aveva la testa spaccata.
Peter Polverini è stato in principio condotto al comando provinciale dei carabinieri di Arezzo e poi, intorno alle 13, nel carcere di San Benedetto. Da settimane, ormai, i carabinieri, erano sulle tracce del presunto assassino. L'ultima conferma è arrivata alla fine della scorsa settimana, quando la comparazione del Dna ritrovato sul luogo e quella del giovane ha dato la conferma dei sospetti. Poi il Pm Julia Maggiore ha chiesto al Gip Anna Maria Lo Prete l'ordinanza di custodia cautelare che è stata firmata ieri sera. All'alba i carabinieri si sono presentati in casa di Peter Polverini. Il resto è la cronaca di un'inchiesta che ha avuto i risultati sperati.
NEL VIDEO ripreso dalle telecamere del Museo Aboca si vede la Citroen rossa di Katia dietro la Nissan del suo assassino. Stanno transitando in via Aggunti, pochi minuti dopo esser usciti dal bar Perla Nera. La direzione è quella delle piscine dove lei parcheggerà l'auto; lì viene notata da un secondo testimone mentre sale sulla macchina del Polverini.
Nel corso della conferenza stampa che si è svolta in procura alle 12, il procuratore capo Roberto Rossi ha detto che "l'arresto è il risultato di un complesso lavoro investigativo che ha consentito di ricostruire la giornata del delitto e di individuare l'indagato e i movimenti dell'indagato e della vittima. I carabinieri hanno lavorato in maniera magistrale, anche grazie al coordinamento del Pm Julia Maggiore". Il comandante provinciale dell'Arma colonnello Cieri e il comandante del reparto operativo, tenente colonnello Caturano hanno spiegato che l'arrestato non era nella lista delle "agendine" di Katia, i post-it in cui lei annotava le sue frequentazioni. Le indagini dunque sono state all'inizio depistate verso altri spunti, salvo poi ritornare a Polverini grazie alle testimonianze, in particolare quella del barista.