Salvatore Mannino
Cronaca

L'orma di Mattarella: quel giorno che riconsegnò alla città le chiavi della Cadorna

L'area era diventata un'enclave chiusa che paralizzava il centro: da ministro della difesa la rimise a disposizione del sindaco Lucherini e dell'allora assessore Ghinelli

La ex caserma Cadorna

La ex caserma Cadorna

Arezzo, 19 novembre 2019 - Pochi lo sanno ma Sergio Mattarella è legato a un episodio chiave per lo sviluppo urbanistico della città: la riconsegna (simbolica ovviamente) delle chiavi della caserma Cadorna, che già adesso è un’area fondamentale del centro e che ancor più è destinata a diventarla con il progetto di riqualificazione in programma.

Almeno dagli anni ’30, il grande spazio militare incistato nel cuore di Arezzo, tra il retro di via Guido Monaco, via Petrarca, via Porta Buia e via Garibaldi, si era trasformata in una enclave chiusa che limitava l’espansione della città dal centro ai viali di scorrimento. In principio, durante il Regime fascista, scuola allievi ufficiali, nel dopoguerra Car, ovvero centro di addestramento reclute, i tre mesi iniziali dell’anno (ma in principio il periodo era più lungo) che i giovani trascorrevano sotto le armi, sede nell’ultimo periodo del glorioso 225° battaglione (o reggimento) di fanteria «Arezzo», ultimo erede del Reggimento «Diavoli» della Grannde Guerra e della divisione «Arezzo» del secondo conflitto mondiale.

Da qui, in oltre mezzo secolo, è passato il mondo. Tanto per fare solo due nomi, Enzo Forcella, giornalista di vaglia che alla «Cadorna» fu allievo ufficiale, e Ninetto Davoli, l’attore amico del cuore di Pier Paolo Pasolini, che negli anni ’60 del servizio militare veniva a trovarlo quasi ogni fine settimana, dedicando pagine importanti agli affreschi di Piero, alla città e a Piazza Grande, con una poesia sui ragazzini che giocano alla Giostra.

Ma questa davvero è licenza poetica. Quel che conta è che almeno dagli anni ’60 si pone il problema del riutilizzo di questa grande area a ridosso del centro, questione che diventa di stringente attuale con la fine della leva, la nascita dell’esercito professionale e la dismissione di molte caserme in giro per l’Italia, proprio quando Mattarella è ministro della difesa di D’Alema e Amato, fra il 1998 e il 2001.

E’ in questo quadro che rientra anche la chiusura della Cadorna e la sua riconsegna alla città. Dossier col quale si trova a che fare la giunta di centrodestra del sindaco Luigi Lucherini, eletto nel giugno 1999. Le difficoltà sono le solite complicazioni burocratiche che sembrano bloccare il passaggio della caserma alle autorità civili. Lucherini e il suo assessore alle opere pubbliche Alessandro Ghinelli, adesso a sua volta sindaco che riceverà il presidente, chiedono e ottengono un appuntamento col ministro della difesa, Mattarella.

Lui si presenta all’incontro dimostrando di conoscere già il dossier, in poche ore il sindaco e il suo successore ottengono lo sblocco della pratica e la riconsegna delle metaforiche chiavi. E’ il primo atto per la rinascita della Cadorna. Quasi subito il grande spazio al piano stradale viene trasformato in parcheggio, all’inizio solo natalizio, in seguito permanente: la più grande area di sosta del centro insieme all’Eden.

Quanto alle tre palazzine che ospitavano i soldati, insieme all’edificio del comando e agli altri annessi, il problema da risolvere è quello del riutilizzo. La prima ipotesi della trasformazione in palazzo di giustizia viene accantonata con la scelta dell’ex Garbasso quale cittadella giudiziaria, l’università riceve alcuni dei locali, ma soprattutto l’ormai ex Cadorna va ad ospitare molti degli uffici comunali che progressivamente si trasferiscono dal centro storico.

A cominciare dall’«Unico», lo sportello nel quale ormai si sbrigano la gran parte delle pratiche burocratiche che riguardano i cittadini. Quella parte di direzionale pubblico, insomma, per il quale in precedenza si era abbozzato lo scenario, poi abbandonato, di edifici ex novo nella zona dello scalo merci. Peccato solo che nel programma della visita di Mattarella non ci sia un passaggio nell’ex caserma. Il presidente avrebbe capito da solo quanto sia stata importante quella sua firma ormai lontana