Alberto Pierini
Cronaca

La Basilica diventa mensa dei poveri: quasi trecento a tavola

San Domenico si trasforma: crostini e dolci sotto il Cimabue, navata apparecchiata, senza tetto a fianco di politici, vip, volontari. La rivoluzione della Caritas

La Basilica diventa mensa dei poveri

Arezzo, 24 febbraio 2019 - «Il pacco con la pasta e con l’olio è buona cosa: ma vogliamo evitare che a 20 anni i giovani si trovino senza lavoro?». Riccardo Fontana, con la sciarpa di lana grossa per proteggersi dagli spifferi di vento, lancia la nuova parola d’ordine della Caritas: servizi sì ma occhio anche a lanciare una traccia più profonda in città. Intanto però fa apparecchiare S.Domenico come mai le era successo nella sua storia.

La basilica diventa per un giorno la mensa dei poveri: anzi, una mensa dove i senza tetto e i più fragili mangiano fianco a fianco con i politici, con i viceprefetti, con gli assessori, con i volontari, con qualche imprenditore. I crostini e i dolci sotto l’uomo del Cimabue, i tavoli lungo la navata. A volte piccoli tavoli, per tutelare le famiglie che volessero restare unite ed evitare il colpo d’occhio da sala aspetto.

Dal convegno in seminario scendono tutti a piedi fino alla piazza. Alle spalle il primo gesto concreto dopo il Sinodo. «E’ arrivato il momento di cambiare anche il nostro modo di essere chiesa» esclama don Giuliano Francioli, il direttore della Caritas diocesana. «Non parliamo solo alla città, parliamo anche e soprattutto ai credenti».

Non accontentarsi del famoso pacco, anche se continuare a a farne e a regalarne. Ma oltre quel pacco c’è un mondo da ricostruire. Il Sinodo dà le linee di fondo, che ora diventano vincolanti. La Caritas in tutte le parrocchie: per ora c’è ma solo in 39 e sono un po’ pochine considerando di lavorare in una delle diocesi più grandi d’Italia.

Pane e olio: «ma anche giustizia, difesa dei diritti, partecipazione». «La chiesa fa parte della comunità civile» spiega il Vescovo, che in quella comunità vorrebbe che tanti cristiani tornassero a impegnarsi in maniera creativa. Esempio? «Guardando i bisogni, aprendo gli occhi, studiando a tavolino programmi e percorsi». Perché davanti ci sono richieste trasformate: c’è chi chiede il solito aiuto per la bolletta ma c’è anche chi chiede di essere ascoltato, perché è rimasto solo.

Un programma che il direttore nazionale della Caritas Francesco Soddu inserisce nel cammino della chiesa italiana ma che poi diventano i passi verso San Domenico. I cappucci calati della tuta, di chi con un pizzico di diffidenza lascia la mensa di tutti i giorni per la nuova sede: e per questo alcuni tavoli che restano vuoti. Ma anche gli zainetti dei volontari, le cartelline dei convegnisti.

Tutto converge in un pranzo, tutto converge in un gesto. Che per ora sono un pranzo e un gesto: e che a fatica, tanta fatica potranno diventare il primo passo di una storia nuova. Con il pacco di pasta. Oltre il pacco di pasta.