La strada che sale verso Poti da San Polo è dedicata a Marco Pantani, il re delle scalate in bicicletta. Da qui passa anche l’Ardita una delle ciclostoriche più partecipate della provincia. Bisogna inerpicarsi su per le curve che conducono verso la montagna che sovrasta la città per raggiungere la scena di un delitto che ha scosso l’intera comunità aretina al risveglio nel giorno dell’Epifania.
Una sanguinosa lite tra vicini, con tanto di assalto con un mezzo meccanico da cantiere edile. Una sorta di ruspa con cui la vittima ha tentato di demolire una casa, è sfociata in un omicidio che si è consumato nella serata di giovedì all’ora di cena.
Al primo piano ci sono i Mugnai, il capofamiglia Sandro, i figli Mattia e Michele, la moglie Maria Luisa e altri parenti stanno consumando il rito di una cena in famiglia alla vigilia dell’ultimo giorno delle feste natalizie. Quello che succede intorno alle 20.30 è il cuore dell’indagine condotta dai carabinieri coordinati dal comandante provinciale Claudio Rubertà.
Una lite, sicuramente non la prima, si è trasformata in duello tra colpi di benna e colpi di carabina. Il risultato della serata è la morte di Gezim Dodoli, 58 anni, operaio di origini albanesi e l’arresto con l’accusa di omicidio per Sandro Mugnai, 53 anni. Ha ammesso di aver imbracciato l’arma utilizzata regolarmente per la caccia al cinghiale contro il rivale per paura che potesse distruggergli casa.
Cinque colpi, di cui quattro sono andati a segno, sparati dalla finestra al primo piano: poi l’allarme ai carabinieri e ai vigili del fuoco che hanno dichiarato inagibile una parte dell’edificio dopo i colpi inferti dall’albanese con il sollevatore.
Dodoli, salito sul mezzo edile di sua proprietà si è prima scatenato sulle quattro auto in sosta dei Mugnai danneggiandole in maniera grave, ha poi rivolto la sua attenzione nei confronti della casa. Prima una serie di colpi alla porta d’ingresso in vetro e alla volta in laterizi che si trova esattamente sopra. Una vera devastazione: non contenta la vittima si sarebbe concentrata sul primo piano dove la famiglia si trovava a cena, la finestra buttata giù e il tetto gravemente danneggiato, con il comignolo pericolosamente inclinato da una parte. Padre di due figli, Dodoli da tempo viveva in Italia: stava ad Arezzo da solo nell’abitazione di San Polo. Lascia la compagna e due figli che abitano in Lombardia.
Nel cuore della mattina i carabinieri erano ancora impegnati nei rilievi sul mezzo meccanico e sulla casa pericolante. Il corpo dell’aggressore è stato trasferito all’obitorio, a disposizione del magistrato che probabilmente disporrà l’autopsia, lo sparatore è stato invece fermato e portato al comando provinciale dei carabinieri, dove tra oggi e lunedì il pm Laura Taddei lo interrogherà. Per Mugnai l’accusa è di omicidio volontario anche se il comportamento di Dodoli potrebbe configurare l’eccesso di legittima difesa per il cinquantatreenne, la conseguenza potrebbe essere un importante sconto di pena rispetto a quella per omicidio.
Un mese fa la famiglia Mugnai aveva chiamato le forze dell’ordine perché Dodoli avrebbe tenuto la musica troppo alta in orario notturno. L’unica traccia ufficiale di un rapporto deteriorato diventato tragedia.
Federico D’Ascoli