LUCIA BIGOZZI
Cronaca

La Chimera, capolavoro etrusco. Il ritorno in città e la grande mostra

Dopo tanti anni la creatura mitologica è al centro dell’esposizione dedicata a Giorgio Vasari. CLASSE 2 C - SCUOLA MEDIA CESALPINO - AREZZO.

Il disegno della Chimera è stato realizzato da Amelia Gatteschi

Il disegno della Chimera è stato realizzato da Amelia Gatteschi

In occasione dei 450 anni dalla morte di Giorgio Vasari (Arezzo, 1511-Firenze 1574), pittore, architetto, artista al servizio dei Medici, gli è stata dedicata una mostra dal titolo "Vasari. Il teatro delle virtù", che ospita, tra le varie opere, La Chimera, bronzo etrusco conservato al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, che per l’occasione torna alla sua città di origine.

Ritrovata, infatti, durante gli scavi effettuati per volere di Cosimo I De’ Medici nel 1553 per la costruzione delle fortificazioni medicee, fuori dalla Porta San Lorentino (dove oggi si trova una replica in bronzo), fu portata trionfalmente a Firenze nel 1718 nella collezione del Granduca, che si dilettava nel pulirla personalmente con degli strumenti da orafo, come ci racconta Benvenuto Cellini.

Lo stesso Vasari scrisse che era stato il destino a volere il ritrovamento della statua bronzea etrusca da parte del granduca Cosimo I de’ Medici, che era considerato "il domatore di tutte le Chimere". Il duca si considerava, infatti, un neo principe etrusco che aveva affrontato nemici e forze avverse e distruttive, simboleggiate dalla Chimera. Il bronzo etrusco rimase a Palazzo Vecchio a Firenze per più di tre secoli quale emblema del potere mediceo di Cosimo I. La Chimera è un mostro mitologico rappresentato dagli etruschi come un leone con una testa di capra che nasce dalla schiena e un serpente al posto della coda, che morde uno dei corni della capra. Nella zampa destra della Chimera è presente un’incisione che riporta la scritta "TINSCVIL", che significa: “omaggio” o “dono” a Tinia, una delle maggiori divinità del Pantheon etrusco.

La Chimera è raffigurata in una posizione di combattimento, pronta a sventare l’attacco finale dell’eroe Bellerofonte. Omero narra nell’Iliade che la Chimera venne uccisa da Bellerofonte, a cavallo del suo destriero alato Pegaso, con la punta di un giavellotto che, immerso nelle fauci della belva, fu sciolto dal fuoco e uccise il mostro.

L’opera fu realizzata in una bottega in cui lavoravano sia maestri provenienti dalla Magna Grecia sia etruschi. La Chimera è una preziosa testimonianza storica della straordinaria abilità degli etruschi nella lavorazione del bronzo, materiale di cui disponevano in abbondanza grazie alla ricchezza di minerali nel loro territorio e con cui realizzavano utensili e sculture raggiungendo un alto livello di specializzazione nelle diverse tecniche della lavorazione del metallo.