La crociata di Fabianelli contro il femminicidio

Sulle etichette della pasta indirizzi e numeri utili dove denunciare situazioni di violenza

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Arezzo, 11 dicembre 2015 - Buona sana e nuoce gravemente alla violenza sulle donne. Sitamo parlando della pasta. Grazie al progetto «Non alimentiamo la violenza», realizzato dalla Provincia di Arezzo con Coldiretti Arezzo, Cia Arezzo e il pastificio Fabianelli adesso sulle confezioni dei prodotti ci saranno notizie utili per dire stop a ogni prevaricazione. In pratica, sulle etichette dei prodotti alimentari saranno riportate informazioni, contatti e servizi cui rivolgersi in caso si fosse testimoni o vittime di violenza.

«Abbiamo aderito a questo progetto – spiega Andrea Fabianelli – pensando che la pasta è un prodotto che una donna ha sempre sotto mano, perciò fornire notizie utili e contatti per mettere fine a una situazione di violenza o prevaricazione, ben venga.

Le donne sono il fulcro di tutta l’esistenza e, si badi, non intendo dire che debbano essere “salvaguardate“ perché sono in grado di badare a se stesse. Ma quando ci sono situazioni di violenza abbiamo il dovere di intervenire e di aiutare. Intanto, questo è un piccolo gesto di aiuto e di sensibilizzazione. Soprattutto, vorrei che con questa iniziativa si riuscisse a rompere il muro di omertà dietro il quale prolifera la violenza».

UN’INIZIATIVA importante per questa azienda aretina che negli anni è cresciuta sempre di più fino a ottenere, lo scorso 3 dicembre, il premio «Le 100 eccellenze italiane», assieme a marchi rappresentativi del Made in Italy, come Ducati e Kimbo. Il pastificio è stato scelto come esempio nel campo agroalimentare grazie al connubio tra passione e tradizione, tecnica e innovazione. Un successo riconosciuto all’estero, l’azienda infatti esporta l’85% della produzione in 56 Paesi in tutto il mondo, ed è inoltre uno dei marchi di pasta più venduti in Medio Oriente. Una passione e un impegno che durano da centocinquant’anni.

Adesso il marchio mette la faccia, o meglio l’etichetta, su una battaglia silenziosa che tante donne stanno combattendo, il più delle volte lontane dai clamori mediatici, a meno che la battaglia non finisca sulla cronaca nera.

La ricetta per eliminare questa piaga non l’hanno ancora inventata, l’unico antidoto finora conosciuto è quello parlarne.