
Chiedeva un contatto con i Le Rose, ovvero mister Keu, per smaltire tonnellate di materiale proveniente dall’alluvione e per cui la Regione Toscana aveva stanziato qualcosa come 12 milioni di euro ma forse senza sapere che l’imprenditore attualmente ai domiciliari e residente a Pergine, già coinvolto nelle indagini ‘Keu’ e ‘Calatruria’, era di fatto un concorrente dell’impresa di movimento terra dei Chiefari, di cui Nicola è ritenuto vicino al clan dei Gallace e Antonio, il destinatario delle telefonata, suo fratello emigrato nell’Aretino in seguito all’omicidio del padre Domenico, detto ‘Micu’ (uomo di fiducia dei Gallace) insieme al resto della famiglia.
Il dipendente della Regione Massimo Melucci (nato a Caserta ma aretino di adozione), assistente tecnico-professionale dell’Ufficio del Genio civile in Valdarno superiore, aveva infatti un contatto stretto con Antonio Chiefari, secondo quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche dei carabinieri del Ros. Ma aveva paura di essere ascoltato. Tanto da chiedere incontri ‘de visu’ per evitare di utilizzare il telefono.
Nelle informative gli investigatori dell’Anticrimine dedicano un capitolo alle ‘aderenze’ della compagine di imprenditori in odore di mafia presso la pubblica amministrazione. E proprio Melucci è il fulcro degli accertamenti. Inizialmente però, nonostante, il riscontro delle vacanze scontate nel camping di Santa Caterina dello Jonio, non finì nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip. Ma gli inquirenti ne tratteggiarono la figura di solerte dipendente che propone ai Chiefari lavori con la modalità della ‘somma urgenza’ che consentono alla pubblica amministrazione di intervenire in deroga a qualsiasi procedura, molti dei quali rifiutati dalla società, la Idrogeo srl, con sede a Montevarchi, che fa capo proprio ai Chiefari, di cui Antonio è amministratore unico e i fratelli Ambrogio e Nicola dipendenti. Per questo, all’epoca delle ordinanze, lo stesso giudice scrisse che "l’ipotesi di accusa non è corroborata da indizi gravi".
Ma il nome di Melucci - difeso dall’avvocato Piero Graverini - compare adesso nell’avviso di conclusione delle indagini, insieme ad altri 12, una sorta di anticamera della richiesta di rinvio a giudizio con lo scomodo ruolo di corrotto, seppur per un atto dell’Ufficio. Tesi accusatoria ancora da dimostrare ovviamente. Melucci venne perquisito dai Ros nel corso delle indagini che gli sequestrarono le cartoline della Idrogeo ma, solo adesso, è inserito a pieno titolo nell’indagine. Gli inquirenti infatti ritengono che il corrispettivo per quelle vacanze scontate fu l’affidamento del novembre 2019, questo stavolta sì andata in porto, per la manutenzione a Spoiano, nel Comune di Civitella. La procura ritiene inoltre che fu sempre Melucci ad avvertire Chiefari dell’ispezione di un tecnico dell’Anas.
Erika Pontini