
La disfida delle borse Gori: "Su Ponte Vecchio chiudo e vado al Tar" La risposta: "Arrogante"
di Federico D’Ascoli
Nella disfida delle borse non c’è spazio per una pacifica composizione. Almeno per ora. Tra l’azienda aretina Graziella Braccialini e l’associazione degli orafi di Ponte Vecchio va avanti il muro contro muro. Anzi, a esser precisi, è un manifesto contro manifesto. Prima che la vicenda finisca al Tar.
Il Suap, lo Sportello unico per le attività produttive del Comune di Firenze, ha intimato all’azienda aretine di limitare ai gioielli la vendita nel negozio su Ponte Vecchio. Immediatamente sulle vetrine di Braccialini è apparso un messaggio in cui si annuncia la chiusura per protesta "fino a che giustizia non sarà fatta" tenendo comunque accesa la vetrina con le borse della discordia in esposizione.
Allo stesso tempo Gori, tramite l’avvocato Tommaso Martinico, ha annunciato che ricorrerà al Tar della Toscana per chiedere la sospensiva del provvedimento emanato un paio di giorni fa da Palazzo Vecchio dopo un controllo a ottobre. "Siamo convinti delle nostre ragioni – insiste Gianni Gori, patron del Gruppo Graziella – non siamo un negozio di pelletteria ma un brand che fattura 180 milioni e che ha salvato un marchio del lusso fiorentino come Braccialini con un investimento complessivo di circa 30 milioni di euro. Promuoviamo un nuovo modo di concepire i gioielli insieme alla moda per questo è nato Graziella Braccialini che ha punti vendita in mezzo mondo. Mi dicono che il Tar ci metterà un mese a decidere, fino a quel momento rimarremo chiusi".
L’associazione Ponte Vecchio che rappresenta i 41 orafi presenti sul viadotto iconico del centro fiorentino ha risposto con un altro volantino in cui spiega che "l’arroganza non paga e le regole valgono per tutti. Le borse, di qualunque genere, non si possono vendere".
Sulla vicenda prende posizione anche Confcommercio Toscana con il direttore generale Franco Marinoni: "Cosa si intenda per oggetti preziosi non può essere motivo di una disputa semantica che porti a ritenere tali anche borse, scarpe o chissà quale altro prodotto semplicemente perché impreziosito da inserti di vario genere. Per oggetti preziosi si intendono i gioielli, indipendentemente dal valore. Ringraziamo il Comune per la coerente ed efficace applicazione delle leggi, che dà un segnale chiaro di presenza e di imparzialità. L’esito che offre un contributo determinante alla salvaguardia dell’immagine di un luogo simbolo di Firenze e della fiorentinità. Questa è e rimane una città aperta, inclusiva, dove c’è posto per tutti. Purché se ne rispettino le regole".