Affondano i piedi nella neve resistente di Camaldoli. Di giorno gravitano intorno al monastero, sede degli incontri che li preparano a Capodanno. Famiglie, giovani, monaci, in un faccia a faccia che disegna la festa della montagna. Poi stasera tutti all’eremo, in una camminata che ricucirà le due anime di Camaldoli. Un’attesa del 2025 in punta di piedi e di scarponi.
Simile a quella della Verna. Qui i giovani si incontrano fino a stasera, alternando la preghiera alla festa che verrà. Sono in novanta i ragazzi arrivati da tutta Italia, uniti ai 150 di Camaldoli disegnano un Capodanno alternativo. "Saranno qui novanta giovani più quanti, di tutte le età, vorranno unirsi alla festa" spiega padre Guido Fineschi, il guardiano del convento, il cui 2024 è corso tutto nel ricordo degli 800 anni delle Stimmate. Da un anno santo all’altro, essendo il santuario uno dei luoghi giubilari. "I giovani stanno riflettendo proprio in vista del Giubileo e dei mesi che ci attendono".
C’è chi sale dalla Beccia, sul sentiero del pellegrino che si arrampica fino al sasso delle Stimmate. Dopo la veglia ecco la festa al Tau, tra chitarre e fette di pandoro, dove convergono anche i frati fino a tardi. L’ala del Tau è una parte di ospitalità ricca di camere e che stasera registra il tutto esaurito. Fuori il freddo è pungente ma la festa lo ammortizza, la neve resiste solo nelle zone d’ombra. "La Verna è un punto di riferimento - racconta dal convento Fra’ Michele – di tante storie e la notte di Capodanno è un momento che coniuga la preghiera con la festa". Un’esperienza che si estende anche ai piccoli conventi sui monti dell’aretino, tra la terra e il cielo.
Non c’è neve a Romena sede della Fraternità che dà del tu a chi cerca la fede ma anche a chi si è ritrovato la vita segnata da grandi dolori, come la perdita di un figlio. Cento persone in attesa del Capodanno, 50 dormono nella struttura, le altre si uniscono liberamente durante il giorno. Libertà, la chiave di una ricerca che qui non ha paura di confrontarsi con i non credenti. Intorno a mezzanotte inizia la veglia in Pieve, un braciere raccoglie i pensieri e le preghiere di tutti, bruciando le avvicinano al bersaglio. La festa, l’inizio di un percorso del 2025 già ricco di occasioni, qui convergono personaggi da tutto il mondo.
Un’esperienza da vivere alle Celle di Cortona, un altro convento francescano ritagliato nel bosco, o Monte Casale, un romito sopra Sansepolcro, scelto anche come sede giubilare. Giubileo che domina le riflessioni della Verna, nelle ore prima della festa: la Porta Santa del centenario delle Stimmate si è chiusa a ottobre, idealmente si riapre in queste ore, sul filo di una notte che attraversa il mondo. Il richiamo della fede, forse trainato proprio dall’apertura del Giubileo, si rafforza, Le strade di La Verna e Camaldoli sono state sempre autostrade, malgrado le curve e la neve.
Ma stavolta i numeri sembrano ancora superiori. Il vescovo le ha messe al centro della sua pastorale, proponendosi di riavvicinarle al cuore della diocesi. Fino alla scelta dei luoghi giubilari. Ci saranno momenti forti nel corso dell’anno?
"Sicuramente – risponde dalla Verna il guardiano, padre Guido Fineschi – ma per ora non sono in calendario, a parte l’ingresso nel percorso giubilare. Tenevamo alla presenza del santuario nel Giubileo per dare un nostro contributo sul piano della conversione". Del resto quest’anno non ci saranno porte sante al di là di quelle romane, a cominciare da San Pietro.
Il resto è un infinito pellegrinaggio, che toccherà tutti i luoghi segnalati dal Vescovo. L’ultima porta aperta e poi chiusa è stata quella delle Stimmate: ma era il Giubileo diocesano legato agli ottocento anni dal miracolo sul monte. Monte che poi vivrà in pieno anche il 2026, gli ottocento anni dalla morte di Francesco. In coda a tre anni intensissimi, scanditi anche dalla folla di Capodanno.