La Fiera pesca il jolly di ottobre. Pienone come fosse primavera. Il regalo di Parma: cambia data

I rivali si spostano alla seconda domenica e questo aiuta a battere nettamente i numeri di un anno fa. La molla dei prezzi, la risalita di via Cavour: al loro posto anche gli antiquari delle zone alluvionate.

La Fiera pesca il jolly di ottobre. Pienone come fosse primavera. Il regalo di Parma: cambia data

I rivali si spostano alla seconda domenica e questo aiuta a battere nettamente i numeri di un anno fa. La molla dei prezzi, la risalita di via Cavour: al loro posto anche gli antiquari delle zone alluvionate.

A Parma qualcuno ci ama. Sì, da anni è l’unica rivale credibile ai successi della Fiera. Ci somiglia il giusto, come certi cugini nelle migliori famiglie, ma alla fine peschiamo in un mercato simile. Ma stavolta, forse un caso raro, ad ottobre i due cammini non si incrociano: nessuno sgambetto, nessuna concorrenza. E soprattutto nessuna tentazione per gli antiquari che hanno un posto fisso sia di qua che di là. I "cugini" hanno deciso di spostarsi di una settimana e di lasciare campo libero agli espositori che scelgono Arezzo. Un capolavoro, che spiega solo in parte il successo dell’edizione di ieri. Forse spiega perchè i protagonisti siano 228 contro i 210 di un anno fa: è fatale, se hai uno stand in un evento da due edizioni all’anno si fa fatica a voltargli le spalle. E infatti ieri anche i "parmigiani" erano tutti in piazza. "Hanno fatto proprio bene - commenta un espositore condiviso - se non altro perché un anno fa il caldo aveva fatto il vuoto sul percorso". Stavolta il caldo non è un grande nemico e non lo è stato neanche la pioggia, annunciata ma che alla fine ha girato al largo. Fortunatamente.

In compenso un timido accenno di ottobrata ha affollato il centro, le piazze e i vicoli lungo il percorso espositivo. A tratti con un afflusso da fare invidia alle edizioni migliori: visitatori a frotte, curiosi e incantati dalla bellezza di Piazza Grande e della zona alta della città.

La prova sta proprio nella parte alta del Corso: c’è chi passa davanti ai banchi ma c’è anche chi passa dietro, tentando di svicolare alla ressa. Un pienone che apre con i fiocchi le edizioni di autunno. Dei 228 protagonisti 22 erano spuntisti, gli antiquari in cerca d’autore: due dei quali novelli e quindi potenzialmente arrivati ad allargare il parterre della Fiera. Il grosso era al suo posto.

Compresi gli antiquari romagnoli, malgrado la seconda alluvione in due anni, più coriacei e resistenti del tek. Ma alla fine lo sono un po’ tutti gli operatori e la Fiera deve proprio a loro il suo successo. Che l’edizione sia affollata lo dimostra via Cavour lato Badia: i banchi arrivano a metà strada, non di più, però l’asse spesso è vuoto. Paga una mappa che ha escluso dalla Badia gli artigiani, definiti "non professionisti", l’anima da anni di quel tratto di strada: li hanno fatti trascolare a Sant’Agostino, lontani mille miglia dal percorso della Fiera, e il lato di via Cavour ha perso il suo abbrivio. Ma non lo ha perso la Fiera che afferra al volo anche una fiammata turistica a sorpresa, teoricamente fuori stagione. "Qui c’è scritto 10 euro...". "Me ne dia 8 e siamo a posto".

Le trattative si inanellano anche a piccolissimi prezzi, la molla dello sconto è un volano per qualunque mercato, perfino antiquario.

Ora inizia un’altra partita: quella del regolamento in via di tocchi e ritocchi, quella di un rilancio della qualità. In Fraternita c’è il mercatino della Croce Rossa, collaterali non ce ne sono, la Fiera esce da sola ma copre buona parte del percorso, fino in fondo a via Ricasoli.

Nell’ala dove a dicembre sciameranno gli eroi di piazza Grande, pagando dazio al mercatino tirolese. Parma frena, lui no. Ma forse ci vuole bene lo stesso.

LuBi