La miccia che rischia
di innescare l’esplosione sta in
un articolo della legge di stabilità, ancora in versione bozza, alla voce "revisione" delle aliquote di rendimento previdenziali per pensioni liquidate dal 1 gennaio 2024. Riguarda la sanità ma anche il personale degli enti locali, Comuni in testa, e più in generale il grande comparto dei dipendenti pubblici.
In particolare, la misura coinvolge chi andrà a riposo dal primo
gennaio e con una quota di pensione retributiva inferiore a quindici anni: si parla di dipendenti pubblici che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995. Il taglio medio ipotizzato dalla norma, si attesta su quota del 25 per cento rispetto all’assegno maturato. Secondo quanto indicato nell’ultima bozza della manovra finanziaria, la quota retributiva della pensione, ovvero quella riguardante i contributi versati prima del 1996, subisce un importante ridimensionamento.
Secondo l’analisi della Cgil la forbice dei tagli per una pensione di vecchiaia nel 2024, con 35 anni di contribuzione e 67 anni di età ed una retribuzione di 30mila euro annui lordi, inciderebbe per circa seimila euro all’anno che salgono a circa ottomila con una retribuzione di
40mila euro all’anno, per arrivare a una riduzione di circa 10mila euro per retribuzioni pari a
50mila euro all’anno.