GLORIA PERUZZI
Cronaca

La forza delle donne per la parità. Ottavia Piccolo fa festa a teatro: "Serve il dialogo con gli uomini"

L’attrice legata alla città dall’orchestra multietnica: "Innamorata di una città che mi ha adottato" "Mio marito mi ha aiutato a essere libera". Il no a Wilder, il provino con la madre, la suora mancata .

L’attrice legata alla città dall’orchestra multietnica: "Innamorata di una città che mi ha adottato" "Mio marito mi ha aiutato a essere libera". Il no a Wilder, il provino con la madre, la suora mancata .

L’attrice legata alla città dall’orchestra multietnica: "Innamorata di una città che mi ha adottato" "Mio marito mi ha aiutato a essere libera". Il no a Wilder, il provino con la madre, la suora mancata .

"Il teatro per me è un modo per raccontare storie che lasciano il segno", dice Ottavia Piccolo parlando del successo che lo spettacolo ‘Matteotti, anatomia di un fascismo’ sta riscuotendo: "Il pubblico è attento e partecipe, le parole di Matteotti arrivano forti e chiare. C’è un grande bisogno di voci ragionanti, di riflessioni profonde in un momento storico come questo".

Palma d’Oro a Cannes nel 1970, Ottavia Piccolo ha lavorato con maestri come Visconti, Strehler, Squarzina, Germi in teatro, tv e cinema. Ottavia Piccolo, oggi come sceglie i suoi ruoli? "Ormai scelgo solo progetti che mi interessano davvero. Una volta ero più disponibile ad essere scelta, ora cerco testi che mi stimolino, come quelli di Stefano Massini".

Rimpianti per una rinuncia? "Forse il no a Billy Wilder. Da giovane rifiutai un suo film perché avrei dovuto ingrassare venti chili. Chissà, avrei potuto avere una carriera internazionale, ma non mi sono mai veramente pentita".

Si sente un’attivista del teatro? "Mi considero una cittadina attenta. Raccontare storie di cent’anni fa, come con ‘Matteotti’, permette di parlare del presente. Con Massini ho interpretato ruoli che sono vere narrazioni universali, capaci di far riflettere sul nostro tempo".

Sodalizio importante anche quello con l’Orchestra Multietnica di Arezzo. "I miei musici! Sono compagni di viaggio straordinari, mi chiamano ‘maestra’, ma mi sento più una capogita. Con loro ogni spettacolo è un arricchimento, sia umano che artistico".

L’hanno anche fatta innamorare di Arezzo? "Eccome! Ogni occasione è buona per tornare da voi, fare un giro in piazza Grande, ammirare Piero della Francesca".

È stato stimolante lavorare con una regista? "Con Sandra Mangini ci siamo intese subito, ha colto cose importanti del mio lavoro e mi ha aiutato molto soprattutto a scolpire il personaggio di Velia Matteotti, evitando qualsiasi rischio di patetismo".

La sua più grande ribellione di donna? "Vivere la mia carriera come un mestiere normale, senza farmi condizionare dalle regole dello spettacolo e non era facile, le grandi dive degli anni ‘50/’60 dovevano spesso rendere conto a ‘padri-padroni’ che dicevano loro come vestirsi o comportarsi. Io ho sempre mantenuto la mia libertà e condiviso le scelte solo con mio marito".

Suo marito fece una scelta insolita per un uomo. "Sicuramente coraggiosa per l’epoca, ha messo da parte la carriera, diventando il punto fermo della famiglia e occupandosi di nostro figlio mentre ero in tournée. Il sostegno reciproco è stato fondamentale".

La parità di genere è tutt’oggi un miraggio. "Le eccezioni sono tante, ma secoli di vassallaggio femminile pesano ancora. Dobbiamo promuovere un dialogo costruttivo tra uomini e donne, evitando che la lotta per la parità diventi un conflitto di odio".

C’è una donna che vorrebbe celebrare oggi? "Non ho un personaggio femminile specifico per l’8 marzo, ma sono certa che non serve essere donna per raccontare bene le donne".

Rifarebbe tutto da capo? "Credo di aver fatto scelte giuste, anche con un pizzico di fortuna. Sono felice, rifarei tutto tranne un paio di film, ma non mi chieda quali".

Un ruolo comico, le piacerebbe? "Lo farei domattina, perché far ridere il pubblico è la cosa più energetica che ti può capitare nella vita, ti dà una forza incredibile. Mi piacerebbe un progetto che unisca intelligenza e leggerezza".

Ma, se sua mamma non l’avesse portata al provino per ‘Anna dei miracoli’, oggi chi sarebbe Ottavia Piccolo? "Sognavo di fare la ballerina, la suora o l’archeologa. Diciamo che avevo le idee un po’ confuse. Però credo che fare l’attrice sia un po’ come essere un’archeologa dell’animo umano". Cosa la preoccupa del futuro? "La cattiveria diffusa, la violenza verbale e fisica. Mi preoccupa la rabbia e la mancanza di comprensione verso chi è diverso".

E nella vita privata? "Ora che l’età avanza, voglio semplificare la mia vita per non lasciare impicci a mio figlio. Distribuire le mie cose: i miei libri, i ricordi della mia carriera, mettere ogni cosa al suo posto. Voglio vivere leggera, godermi gli amici e coccolare mio marito, senza ansie e cose in sospeso".