
Natalia Cangi
Arezzo, 7 gennaio 2018 - «L’anno nuovo non poteva iniziare in un modo migliore, ma non me lo sarei mai immaginata». Alla fine si scioglie anche lei, Natalia Cangi, campionessa nello schermirsi e ora campionessa nel cuore degli aretini, e non solo, che l’hanno votata come «aretina dell’anno», felice di salire su un podio tutto al femminile. L’hanno votata le persone che la conoscono e tutti gli amici dell’Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano di cui è direttrice organizzativa oltre che anima e cuore insieme con la sua squadra.
Come sei entrata in Archivio? «L’Archivio è nato nel 1984, ma mi presentai come volontaria alla fine del 1991. Come molti di Pieve leggevo i diari, mi colpì quello di Dan Rabà di Haifa e mi venne voglia di leggerne altri così entrai in commissione lettura. Ora non ho più tempo di leggere altro».
Ormai l’Archivio è la tua vita dopo aver lavorato in banca e all’Università di Siena. «Se ci credi lo devi vivere, quando facevo parte del consiglio comunale e della giunta di Pieve mi venne dato l’incarico di seguire le associazioni, avendo già la vicepresidenza dell’Archivio capì che non ce l’avrei fatta. Da lettore non capisci cosa c’è dietro la macchina organizzativa».
Il tuo rapporto con Tutino? «Se vedeva persone come me, che si appassionavano, esercitava tutto il suo fascino seduttivo, da padre a figli, ti faceva sentire importante. Abbiamo avuto anche scontri, ma alla fine la condivisione era totale».
La commissione ogni anno legge cento diari per scegliere gli otto finalisti, con che criterio? «Capire cosa di nasconde dietro ogni singola storia, la testimonianza, la sincerità, non importa se positiva o drammatica, deve essere vera. E in ogni storia trovi sempre un pezzo della tua vita».
Li conosci praticamente tutti gli 8mila diari arrivati in Archivio. «Non è possibile scrollarseli di dosso dopo averli letti e il nostro lavoro è fare in modo che li conoscano anche tutte le persone che si avvicinano all’Archivio e al nostro Piccolo museo del diario»
Tra i tanti personaggi famosi venuti al Premio Pieve quali hanno lasciato in te una traccia? «Ettore Scola, fino all’ultimo non sapevamo se sarebbe venuto e ci sentivamo continuamente per telefono con lui, la moglie, la figlia. Mario Dondero amico di Tutino e dell’Archivio, di una umanità incredibile. De Gregori che già amavo e che continuo ad amarlo per le sue canzoni, non ha mai interrotto il suo legame con la memoria e con noi. Capossela preoccupato fino all’ultimo per la salute di Saverio. Nanni Moretti che dal 1989 è rimasto in rapporto con l’Archivio. Mario Perrotta con il quale condividiamo la quotidianità. Lucarelli con il quale abbiamo un progetto ancora in sospeso».
Mai avuto dubbi sul fatto che l’Archivio sarebbe cresciuto così? «Siamo sempre stati sicuri delle sue potenzialità. L’affetto e il sostegno delle persone che ci seguono ce lo dimostra ogni giorno. E’ veramente un momento magico. E continuerà anche dopo di noi, anche dopo la fantastica squadra che siamo riusciti a creare, così come ha fatto Saverio».
E se vi offrissero la Reggia di Caserta o il Campidoglio per trasferire la sede, lascereste Pieve? «Mai».