LUCIA BIGOZZI
Cronaca

La moda che unisce e divide. Inchiesta su stile e inclusione

Favorisce la coesione ma può diventare strumento di divisione sociale creando differenze tra gruppi. CLASSE 2 A SCUOLA MEDIA SANARELLI-ALTO CASENTINO, PRATOVECCHIO-STIA.

Una raffigurazione degli effetti divisivi della moda nel disegno degli alunni della 2A

Una raffigurazione degli effetti divisivi della moda nel disegno degli alunni della 2A

La moda è uno degli aspetti più complessi e importanti della nostra società; canone estetico da seguire anche in modo ossessivo, strumento di libera espressione, di oppressione, di unione all’interno della società, ma anche di separazione e discriminazione. Come strumento di unione, la moda ha spesso favorito la coesione e un’identità di gruppo, perché quando molte persone vestono più o meno allo stesso modo, si sentono parte di una comunità.

Le sfilate, i movimenti punk, hip-hop o alternativi, sono situazioni in cui la moda diventa strumento di solidarietà poichè chi adotta certi stili si riconosce in un movimento che va oltre l’abbigliamento e abbraccia valori come la libertà di espressione e l’anticonformismo.

Spesso la tendenza che unisce è definita dallo stile adottato da influencer famosi o da altre personalità del web, che originano un’omogeneità nell’abbigliamento. Ad esempio, se lo youtuber "X" porta sempre una tuta da ginnastica ed è famoso, allora sette persone su dieci, i suoi "seguaci", indosseranno lo stesso tipo di abbigliamento. Questo fenomeno si chiama trickle up, quando una persona famosa o ricca viene imitata da individui comuni, ma esiste anche il fenomeno contrario trickle down, quando le mode iniziano in ambienti alternativi e vengono adottate dalle persone più influenti.

Al contrario, la moda spesso si presenta come strumento di divisione sociale quando crea disuguaglianze e differenze tra diversi gruppi contribuendo a separare le persone in base alla classe economica o culturale o quando gli individui, che non riescono a conformarsi ai canoni estetici da seguire, si possono sentire inadeguati e vittime di discriminazione.

Ciò è evidente nel film "Il Ragazzo dai pantaloni rosa", che subisce atti di bullismo omofobo a causa della sua scelta di indossare quel capo di abbigliamento che lo rende vittima di derisione e violenza psicologica da parte dei suoi compagni in un contesto in cui il genere e l’abbigliamento sono ancora fortemente connessi a stereotipi.

Il protagonista ci invita, anche, a riflettere su quanto la libertà di espressione e la diversità siano ancora una battaglia da combattere. Visto che la moda spesso serve per distinguersi o dichiarare la propria appartenenza ad un gruppo sociale o culturale particolare, ma anche come pretesto per odiare, e discriminare; sta a noi riflettere su questi aspetti cercando di promuoverne una che favorisca la diversità e l’accettazione piuttosto che la separazione e la discriminazione.