Yuliya sorride. Negli occhi ha la luce di chi è uscito da un incubo e rinasce. Lei ha 32 anni e un figlio: Svyatoslav. È per lui che ha lasciato Kiev; patisce una grave malattia, ha bisogno di farmaci e terapie. "A Kiev c’erano solo bombe, le medicine non si trovavano più, era impossibile restare". Due settimane dopo lo scoppio del conflitto, Yuliya Humennyk, ha affrontato un lungo viaggio, attraversando la Polonia, fino ad Arezzo. "Alcuni amici mi hanno offerto ospitalità nella loro casa a Cortona, così sono partita con mia madre e mio figlio. Insieme a noi è partita anche un’amica con il suo bambino". Lo ricorda quel giorno, resta appiccicato e traccia la sua parabola: "Eravamo alla stazione con migliaia di persone che aspettavano un treno. All’improvviso le sirene hanno suonato ma noi volevamo partire e abbiamo trovato un riparo all’interno. Abbiamo saputo che i russi avevano orientato un missile proprio sulla stazione ma la contraerea ucraina l’aveva intercettato e colpito. I treni erano cancellati, e dopo un’ora hanno annunciato quello per Leopoli che abbiamo preso al volo, senza pensare: l’importante era salvarsi. È stato un viaggio lungo e complicato".
Da quel giorno è iniziata la sua seconda chances. Ad Arezzo ha trovato accoglienza e sostegno: Svyatoslav è stato preso in carico dai professionisti del San Donato e oggi "viene seguito dagli specialisti dell’ospedale di Pisa, sono molto contenta".
La rete dell’accoglienza dalla trama fitta messa in campo dalla prefettura, per lei ha rappresentato la svolta per ripartire. "Sono molto grata alla prefettura e agli operatori del Cas ’Città del sole’ per l’aiuto che ci forniscono nella nostra vita quotidiana, con la cura dei bambini e l’integrazione che ci permette di costruire un futuro che a Kiev ci è stato tolto con le bombe".
Yuliya è logopedista e dopo il periodo di assestamento nelle strutture messe a disposizione per i profughi, ha scelto di investire nelle sue competenze: "Mi occupo dei bambini ucraini che hanno problemi di autismo. Ho approntato un programma di sedute online che riguarda anche bambini di altri Paesi. Non è facile riuscire a rompere l’isolamento, ci vuole molta pazienza e amore. Amo il mio lavoro e mi dedico a loro con passione, collaboro anche con l’associazione Autismo di Arezzo". Le sue giornate si dividono tra il pc e la cura di Svet: "Sono fiduciosa nel futuro. Qui stiamo bene e ho deciso di restare". Il pensiero è rivolto sempre all’Ucraina, ma la forza della vita di una giovane madre, indica la rotta da seguire. La sua nuova vita qui, è fatta di nuovi amici e opportunità che solo due anni fa sembravano impossibili. "Degli aretini mi piace il carattere, i sorrisi, la tranquillità che qui scandisce la vita di tutti i giorni". È ciò che di più caro tiene nel nuovo capitolo della sua vita che sta scrivendo. Yuliya non dimentica l’orrore della guerra, le atrocità sui civili e rilancia il messaggio del suo popolo: "Vogliamo la pace e che la guerra finisca al più presto". Intanto assapora il profumo della primavera ormai alle porte. E lo respira a pieni polmoni.
Lucia Bigozzi