GAIA PAPI
Cronaca

La rabbia del titolare: "Ci eravamo difesi bene ora abbiamo paura"

Simone Scatragli, titolare insieme alla sorella Elena, racconta il maxi furto "Abbiamo installato gli strumenti di difesa passiva più avanzati ma non è bastato. La cosa positiva è che non eravamo lì, resta l’angoscia per altri possibili attacchi". .

La rabbia del titolare: "Ci eravamo difesi bene ora abbiamo paura"

I rilievi nell’azienda orafa presa di mira dai ladri

"Da tre mesi avevamo installato la più sofisticata tecnologia in termini di sicurezza, ma non è bastato. Se vogliono entrare, entrano. E’ una triste, spaventosa considerazione, ma tant’è. L’unica cosa positiva è che non eravamo all’interno".

A 48 ore dal colpo alla sua azienda, Simone Scatragli, titolare insieme alla sorella Elena, racconta l’angoscia vissuta.

"Il periodo che sta vivendo il comparto è particolarmente difficile, anche noi non eravamo totalmente tranquilli, ma la nostra speranza era che, una volta dentro all’azienda, i ladri sarebbero stati ostacolati dal nostro sistema di sicurezza.

Ma, quello entrato in azione è un commando, in cui i componenti hanno lavorato in appena cinque minuti, le forze dell’ordine poco possono fare difronte a questa organizzazione. Ci dovrebbero essere pattuglie in ogni zona più a rischio, come può essere questa, a pochi chilometri dall’autostrada che, una volta imboccata, ti garantisce una fuga quasi certa. E’ chiaro, la soluzione non è perseguibile, a fronte della quantità di forze dell’ordine su un territorio vasto come il nostro" continua Simone.

"La paura adesso è la stessa, considerando che non è scontato che non ritornino, come è avvenuto a Tegoleto alla Joker Preziosi, dove sono entrati due volte in due giorni".

Un commando difronte al quale è difficile una reazione. Una banda cresciuta nel numero di componenti, ma soprattutto nelle dinamiche e nella capacità, rispetto a quelle viste in azione ultimamente. E’ questo l’identikit dei ladri che nella notte tra mercoledì e giovedì hanno assalito la Scatragli portando via un bottino cospicuo, ancora da calcolare, ma sicuramente molto più ingente rispetto alle primissime valutazioni che parlavano di cifre intorno ai 100mila euro.

Un piano certosino: auto rubate nella ditta edile vicina, mezzi intraversati sulla tangenziale per bloccare l’arrivo dei soccorsi. E poi, dentro con tute nere, sofisticatissimi visori notturni e movimenti da professionisti. Un colpo in appena sei minuti. Ma soprattutto, un colpo in barba al sistema di sicurezza di ultima generazione, dotato anche di un sistema di nebbiogeni. Un apparato che satura l’ambiente con una densa nebbia impenetrabile, che impedisce al ladro di vedere e quindi di rubare o danneggiare qualsiasi cosa, costringendolo alla fuga.

Si sono mossi all’interno dell’azienda come se quella nebbia non ci fosse stata. Il sistema è stato eluso dalla banda che ha messo in campo azioni e strumenti militari.

Le parole di un installatore esperto di sistemi di sicurezza sono chiare e agghiacciante allo stesso tempo: "I nebbiogeni non danno più tranquillità. Se per 15 anni ci hanno protetto, adesso cambia tutto. Questo furto segna la fine di un’epoca. Abbiamo assistito ad un salto di qualità nelle azioni criminose".

Una soluzione? "Al momento combinare i nebbiogeni con le luci stroboscopiche, luci caratterizzate da una speciale lampada allo xeno in grado di emettere fino a 400 lampi al secondo, ovvero 24.000 al minuto. Insieme darebbero una sensazione di impazzimento tale da bloccare ogni movimento dei ladri". E poi l’ultima, ma non meno importante, raccomandazione che il prefetto Clemente Di Nuzzo ripete ad ogni tavolo sulla sicurezza: non lasciare preziosi fuori dalle casseforti.