
Medici su base volontaria dai reparti e rotazione da tutte le emergenze "A maggio le prime sale operatorie nuove. Nasce il polo degli ambulatori".
Guida un ospedale dove lavorano seicento operatori sanitari. Ai piani alti del San Donato Barbara Innocenti è salita nel 2020 e da quella postazione regge il timone anche degli ospedali di prossimità: Sansepolcro, Bibbiena, Cortona. Dal suo osservatorio si racconta con una visione che spazia dalle novità sui servizi, all’organizzazione di un futuro che è già qui. In testa la "rivoluzione San Donato".
Come si sta al timone dell’ospedale più grande della Sud Est?
"È una grande responsabilità e un onore perchè il San Donato ha professionisti di elevato livello, coi quali è bello confrontarsi sulla progettualità per condividere problemi e trovare soluzioni. Mi sento parte di una grande famiglia professionale, quasi come un’orchestra".
Sente la responsabilità di un incarico di vertice, le cui decisioni impattano sulla vita delle persone?
"Totalmente. Non ho contatto diretto con il paziente e il suo problema di salute, ma devo garantire ai professionisti di poter lavorare al meglio".
Che tradotto vuol dire?
"Garantire un’organizzazione efficiente delle attività giornaliere, l’interazione tra reparti e strutture sanitarie".
È difficile l’incastro tra le tessere del puzzle?
"È una realtà molto complessa e ci confrontiamo con un momento storico caratterizzato da carenze di risorse umane: facciamo fatica a reclutare personale, in particolare nella medicina di urgenza, anche se il fenomeno è spalmato su tutti i settori. In alcuni si registra un calo di vocazioni per cui le scuole di specializzazione risultano deserte; in altri ambiti perchè il lavoro è considerato più attrattivo in contesti non pubblici o in strutture non ospedaliere".
C’è una fuga di professionisti dal San Donato verso il privato?
"Non utilizzerei il termine fuga. Alcune uscite ci sono ma sono abbastanza fisiologiche e negli anni ci sono sempre state. Tendenzialmente coinvolgono operatori più vicini alla pensione. Non registriamo uscite così importanti verso il privato ma a fronte dei pensionamenti il numero di ingressi è inferiore".
Come pensa di arginare il fenomeno al Pronto soccorso?
"La chiave è riorganizzare al meglio le risorse a disposizione, contando sulla disponibilità degli operatori".
Come?
"Mettendo in campo due azioni: far partecipare ai turni di pronto soccorso anche gli specialisti da altri reparti, su base volontaria. L’altra azione è creare un gruppo unico fra medici dei pronto soccorso degli altri ospedali in grado di coprire le carenze, attuando una sorta di rotazione. Questo meccanismo permette di integrare le competenze, conoscere le diverse esigenze e gestire al meglio i pazienti in rete".
Nuovo ospedale, a che punto siamo con la palazzina volano?
"Siamo nella fase delle fondamenta: è il primo passo della riorganizzazione e revisione di tutto l’ospedale, anche se sono aperti altri cantieri varati prima del Pnrr. Una mole di interventi che stiamo armonizzando verso l’obiettivo finale: il nuovo San Donato. Il volano consentirà di liberare il primo settore dell’ospedale che diventerà il polo ambulatoriale; il primo step per razionalizzare i percorsi interni".
Si è mai persa nel "labirinto" dei corridoi?
"Qualche anno fa poteva accadere, ora ho la bussola integrata. Ma se sono distratta può capitare anche a me".
Dopo il polo ambulatoriale che succede?
"La riorganizzazione delle degenze per garantire una corretta integrazione tra quelle mediche e chirurgiche".
Volano pronto, quando?
"Il termine lavori è fissato nel 2026".
E il blocco operatorio a che punto è?
"Un cantiere importante, è la parte tecnologicamente più avanzata e, finora, una tra le più vecchie dell’ospedale. Prima del completamento del volano avremo un nuovo blocco con dieci sale operatorie e una logistica moderna. I lavori sono in corso, a maggio saranno consegnate le prime quattro sale, altamente innovative. Nell’arco di un anno avremo le altre".
Primo pensiero del mattino e ultimo della sera?
"Faccio l’appello delle cose da fare, come affronterò gli appuntamenti della giornata. La sera è il tempo del bilancio e mi interrogo anche su me stessa, cerco sempre di mettermi in discussione".
L’obiettivo di cui va più fiera?
"Partendo dall’esperienza del Covid, sono fiera della disponibilità enorme dei professionisti verso i bisogni dell’ospedale e la loro propositività. Durante la pandemia sono stati straordinari, ho vissuto questa esperienza come in una grande famiglia, con la voglia di ripartire e, oggi, di progettare qualcosa di nuovo".
Cosa prova ogni volta che al pronto soccorso viene attivato un codice rosa per la violenza su una donna?
"Un senso di sgomento, la violenza mi raccapriccia, ancora di più su una donna. L’unica cosa che possiamo fare noi è prenderci cura di tutti i bisogni della donna, anche quelli correlati, penso alle donne con figli che nell’immediato non sanno cosa fare o dove andare. Un’azione corale dentro il sistema del codice rosa, non solo ospedaliero. È un traguardo importante, in passato non era così. Vorrei che un giorno ci dimenticassimo della procedura del codice rosa perchè le persone non verranno più in ospedale.
Come è l’8 marzo al San Donato?
Un giorno come gli altri: tutti i professionisti al lavoro. Spero non ci si accorga dell’8 marzo perchè significherebbe avere lo stesso rispetto, la stessa consapevolezza, la stessa parità di diritti e doveri, le stesse opportunità tra donne e uomini".