di Sara Trapani
Anche in Casentino, con un posticipo di oltre 30 giorni dalla data canonica, sono cominciati i saldi di fine stagione e nonostante la preoccupazione iniziale da parte dei negozianti, l’avvio è stato abbastanza positivo. Un ritardo necessario viste le limitazioni alla vendita ed i vari lockdown che si sono susseguiti dall’inizio della pandemia e che hanno reso inattuale far coincidere la partenza dei saldi con l’Epifania. Non era infatti possibile iniziare subito dopo le tante chiusure, così le regioni si sono mosse autonomamente visto che diverse erano anche le condizioni epidemiologiche e le restrizioni alle vendite che ne conseguivano.
"La Regione Toscana ha deciso di far partire i saldi il 30 gennaio ed ha anche deciso di togliere il divieto di svolgere vendite promozionali prima della loro partenza – spiega il presidente della Confesercenti Casentino Marco Alterini – questo per non limitare le scelte operative degli imprenditori del commercio in un periodo così difficile e per contrastare la concorrenza dell’ e-commerce dove le vendite a sconto imperversano senza regole. Tutto questo, anche se inizialmente condiviso e richiesto dai commercianti, vista l’immediata diffusione delle vendite promozionali con alte percentuali di sconto, ha scatenato però il timore che diminuisse nel consumatore l’attesa delle vendite a saldo e ne depotenziasse l’impatto in maniera significativa creando confusione oltre ad un clima poco sereno".
Nonostante le premesse non fossero delle migliori e le aspettative da parte dei commercianti non entusiasmanti, questa prima settimana di saldi nel territorio è stata tutto sommato soddisfacente. Per questo anche la Confesercenti locale lancia un appello affinché i negozianti siano liberi di poter lavorare senza nuove e continue restrizioni che non fanno altro che penalizzare l’economia locale.
"Fortunatamente la partenza dei saldi è stata migliore del previsto – conclude Alterini – la riflessione però che mi viene da fare è che le aziende, ed in particolare quelle del commercio, devono essere lasciate libere di lavorare senza obbligarle a innaturali periodi di chiusura che destabilizzano il sistema e le sue regole creando crisi economica e malcontento sociale e, come si è visto, non incidendo sulla diffusione del contagio. Del resto poi non si può e non si deve dare sempre alle imprese la responsabilità di questa epidemia".