CLAUDIO
Cronaca

La terra dei grandi medici. Cesalpino, genio dimenticato. Linoli lo imitò tra scienza e fede

Le celebrazioni vasariane oscurano i 500 anni del celebre naturista: rimedia l’Ordine dei medici. Il suo esempio orientò l’anatomopatologo che è diventato un pioniere delle analisi di laboratorio.

La terra dei grandi medici. Cesalpino,  genio dimenticato. Linoli lo imitò tra scienza e fede

Le celebrazioni vasariane oscurano i 500 anni del celebre naturista: rimedia l’Ordine dei medici. Il suo esempio orientò l’anatomopatologo che è diventato un pioniere delle analisi di laboratorio.

Santori

È noto che Arezzo ha un singolare primato: quello di aver dato i natali a più geni di ogni città al mondo, tali da incidere sul cosiddetto villaggio globale: basta l’affresco del De Carolis nella Sala dei Grandi della Provincia per rendersene conto. Accade così che per celebrarne uno se ne trascurIno altri.

È accaduto per la celebrazione di Giorgio Vasari che ha pressoché azzerato quella di Francesco Petrarca mentre quella di Andrea Cesalpino è stato oscurato da entrambi. Sì perché è anche il quinto centenario del grande medico e naturalista nato ad Arezzo nel 1524 e morto a Roma nel 1603. Dopo aver percorso una brillante carriera di botanico e di medico per essere stato il primo a creare un grande erbario e a proporre una classificazione delle piante (ben 1550 specie) nei sedici libri del “De plantis” e per aver avviato nei cinque libri di “Quaestionum peripatheticarum” (Venezia, 1571), lo studio decisivo sulla circolazione del sangue.

A Cesalpino si debbono la prima dimostrazione sperimentale dell’esistenza nel sistema vasale di due correnti opposte: quella venosa (sangue scuro che esce lentamente) e quella arteriosa (sangue rosso che esce zampillando), nonché la scoperta dei capillari che chiama “capillamenta”. Il fatto che la teoria sia stata ufficializzata ben 57 anni dopo, nel 1628, dall’inglese William Harvey con l’opera rivoluzionaria “De motu cordis”, liquidando dopo quattordici secoli la teoria erronea di Galeno, nulla toglie al valore morale del primato del Cesalpino.

Al di là infatti delle polemiche su chi sia stato il vero scopritore della doppia circolazione, va detto che certamente Harvey conosceva bene le dimostrazioni sperimentali del Cesalpino avendo studiato fino alla laurea a Padova dove queste erano ben note. A tagliare la testa al toro basta il fatto che Harvey riprende pari pari alcune osservazioni del grande aretino senza citare la fonte.

A colmare la lacuna su Cesalpino provvede ora l’Ordine dei medici di Arezzo che ha organizzato ieri nella Sala dei Grandi della Provincia una matinée nel corso della quale è stata analizzata l’opera dello scienziato.

È stata l’occasione per ricordare un nostro grande medico scienziato Odoardo Linoli, illustre anatomopatologo, nato a Cortona nel 1921 e morto ad Arezzo nel 2010. Laureatosi a Firenze nel 1945, giunse ad Arezzo nel 1961 quale vincitore del posto di primario del laboratorio di analisi cliniche e di anatomia dell’ospedale (all’epoca in piazza Santa Maria sopra i Ponti) dopo aver percorso una brillante carriera accademica come aiuto presso l’istituto di istologia e anatomia patologica dell’università di Siena (dove condusse pregevoli studi sulla tubercolosi e il carcinoma della mammella), conseguendo la libera docenza in anatomia e istologia patologica nel 1955 e successivamente nel 1959 quella in chimica e microscopia clinica, la disciplina che oggi viene definita medicina di laboratorio.

Valorizzando le strutture esistenti fondò nell’ospedale aretino il laboratorio di citogenetica e il laboratorio di anatomia e istologia patologica, portandolo a livelli di assoluta eccellenza col record, nel 1972, di oltre mezzo milione di esami eseguiti. Non trascurando di partecipare da protagonista alla vita culturale aretina, contribuì in maniera decisiva all’introduzione e diffusione in Italia della vaccinazione antipolio.

Uomo di medicina e di scienza, figura fra le personalità più importanti a livello internazionale nel rapporto fra scienza e fede per lo studio sul “Miracolo di Lanciano”, condotto con osservazioni di assoluto rigore scientifico, con le quali si sono dovuti confrontare, e tutt’oggi si confrontano, tutti coloro che affrontano l’argomento.

Il Miracolo Eucaristico di Lanciano è avvenuto nel 700 quando un monaco che dubitava della reale presenza di Cristo nell’Eucaristia, al momento della consacrazione sul pane e sul vino, all’improvviso, dinanzi ai suoi occhi vide l’ostia trasformarsi in carne e il vino in sangue. Nel 1970 il professor Linoli ebbe l’incarico dalle autorità ecclesiastiche della diocesi di Lanciano di effettuare una ricognizione sulle reliquie del miracolo eucaristico custodite nel santuario.

La ricerca che ne scaturì, per il suo rigore scientifico, conferì al Linoli una rinomanza mondiale: c’è un misterioso legame fra lui e il suo illustre predecessore perché l’analisi istologica rivelò che le reliquie in questione sono una sottile sezione di cuore umano e alcuni grumi di sangue umano, di gruppo AB. Del resto il Miracolo di Lanciano è, con quello di San Gennaro e la Sindone, uno dei tre più grandi e fascinosi misteri del rapporto scienza-fede di sempre.

Lo scorso anno a Odoardo Linoli è stata intitolata una strada nei pressi della rotatoria in via Casentinese in direzione via Buonconte da Montefeltro.