Arezzo, 20 maggio 2020 - Inseguiva davvero un gioco, un videogioco, che assomigliava a un sogno. Che Jacopo Bacis, 8 anni, il figlio del calciatore ed ex allenatore dell’Arezzo Michele, che sabato sera è precipitato dal terzo piano della sua cameretta, sia morto proprio per questo è ancora un’ipotesi, uno scenario, ma è quella più credibile, attorno alla quale stanno lavorando gli inquirenti, il Pm Roberto Rossi e gli uomini della Mobile, anche se nel giorno in cui si svolgono in Duomo i funerali, in forma privata, del piccolo, accompagnati da un lancio di palloncini bianchi di amici e compagni, affiorano altri particolari che confermano questa pista investigativa.
Nel tablet, un Ipad, che i polziotti hanno trovato (ora è sotto sequestro) in camera di Jacopo la sera stessa della tragedia, c’erano ancora le sequenze dei videogioco in svolgimento, con la batteria quasi scarica, che infatti si è esaurita nel corso della notte. Ma quelli della Mobile hanno fatto in tempo ad annotarsi di cosa si trattasse.
Da quanto filtra adesso pare si tratti di un videogioco molto popolare fra i bambini, che è facilmente scaricabile da Internet e al quale possono partecipare, sempre on line, fino a quattro giocatori. Pare, ma è un’indiscrezione ancora tutta da confermare, che ci fosse con Jacopo almeno un altro bimbo, collegato a distanza.
Si tratta di un videogioco di ruolo, nel quale si immagina la Terra al centro di una catastrofe e invasa da pericolosi alieni. I giocatori, Jacopo in questo caso, si impegnano in pericolose missioni di salvataggio dei sopravvissuti e di combattimento contro gli invasori da altri mondi. Se è andata così (e il se non è pleonastico) il figlio minore dell’ex calciatore (in casa c’erano anche il fratellino di 12 anni e la mamma) potrebbe essersi immedesimato a tal punto nella parte da perdere il contatto con la vita reale, da confondere la realtà virtuale con quella vera, fino a non accorgersi che stava saltando da una finestra.
Il Pm Rossi ha aperto un fascicolo di indagine sulla tragedia, ma è rubricato a modello 45, cioè atti relativi a notizie non costituenti reato. In effetti quello che è successo è solo, per quanto terribile, un incidente.
Se però si dovesse verificare che il volo sul selciato del bimbo è avvenuto in conseguenza del videogioco, andrebbe quantomeno segnalata a tutti, in particolare ai più piccoli e alle famiglie che ne hanno la responsabilità, la pericolosità di questro strumento, assai diffuso tra i ragazzini delle ultime generazioni e facilmente scaricabile dalle principali piattaforme on line. Per Jacopo è troppo tardi, ma per i coetanei ancora no.
La sequenza dei fatti è fin troppo nota. La famiglia Bacis che cena a casa, nell’ultimo sabato del lockdown, poi i due bambini che si ritirano ciascuno nella propria stanza. Cosa sia successo dopo è appunto il tema di cui si è detto finora. Fatto sta che poco prima delle 22, Jacopo cade giù, sul selciato del Vicolo della Dea, retro del palazzo ricostruito dopo la guerra sulle rovine delle antiche mura bombardate, la cui facciata dà su via Montetini.
I vicini sentono un urlo straziato, difficile capire se sia quello del bimbo caduto o del padre che si accorge del tonfo sordo sulla stradina e si precipita con un presagio ormai evidente.
A seguire le sirene dell’ambulanza del 118 e della Volante della polizia. Jacopo non dà segni di vita, probabilmente è già morto, ma viene lo stesso caricato in ambulanza, nel tentativo di rianimarlo nel tragitto verso l’ospedale. Dietro il babbo e la polizia. Tutto inutile. Il Pegaso dell’elisoccorso regionale, già allertato, spegne le pale. Non serve più.