"La Corte d’Appello di Perugia ha consegnato un cittadino italiano senza indagare a fondo sulle condizioni delle carceri in Albania": il cittadino che parla è Davide Pecorelli, ex arbitro fino alla serie C della sezione di Arezzo, che rischia seriamente di finire in carcere in Albania se la Cassazione, nell’udienza del 16 dicembre prossimo, non ribalterà la sentenza del tribunale di Perugia. Noto alle cronache come Conte di Montecristo, il suo caso in questi giorni è tornato alla ribalta dei media in Albania che seguono le sorti di Pecorelli con molta attenzione, anche alla luce dell’imminente decisione finale sulla sua estradizione.
Il tribunale albanese gli ha inflitto, con sentenza di primo grado una condanna a 6 anni di carcere (ridotti a 4 con l’abbreviato) contestandogli la truffa aggravata per aver noleggiato la Skoda durante la sua fuga, poi averla bruciata. "Ma questo reato è completamente inesistente: il proprietario della macchina non ha sporto querela e c’è stato il totale risarcimento del danno…", dice Pecorelli che cerca di fare chiarezza su alcuni punti della vicenda che, seppur romanzesca, ha un risvolto penale che si fa piuttosto pesante.
"Così pesante che mi ha tolto il sonno di notte…", rivela. Pecorelli è destinatario di un mandato di arresto internazionale, sulla base di una misura cautelare emessa nell’ottobre 2022 dal Tribunale di Puke che gli contesta anche la profanazione di tombe, intralcio alla giustizia, distruzione della proprietà tramite incendio e attraversamento illecito della frontiera.
L’ex imprenditore del settore estetico, si prepara, insieme ai suoi avvocati Massimo Brazzi e Andrea Castori, all’appuntamento con la giustizia italiana. L’udienza della Cassazione è in agenda per il 16 dicembre: i giudici della suprema corte decideranno sul ricorso contro la sentenza della Corte d’Appello di Perugia, che aveva accolto la richiesta di estradizione in Albania.
i suoi legali promettono battaglia e innanzitutto hanno richiesto un approfondimento istruttorio per verificare il rispetto, nelle carceri dell’Albania, dei diritti fondamentali dei detenuti, in particolare il divieto di trattamenti inumani e degradanti, condizione che potrebbe ostacolare l’estradizione stessa. "Abbiamo chiesto un supplemento di indagini (come avvenne per il compagno di Ilaria Salis verso l’Ungheria, ndr).
Se Pecorelli sarà estradato si rischia di consegnare un cittadino italiano a un paese straniero con una incertezza della giusta pena e in una condizione preoccupante per quanto riguarda le carceri albanesi che, secondo i report disponibili, non garantiscono alcun diritto internazionale della persona".
Poi c’è la "sproporzione della pena per i reati contestati": l’avvocati Brazzi entra nel dettaglio di alcuni capi d’imputazione.
"La truffa che è il reato più grave ascritto a Pecorelli di fatto non è una truffa: ha risarcito i danni e non vi è querela da parte della persona offesa. Insomma per i medesimi reati in Italia si avrebbe una pena sotto i 12 mesi o i lavori socialmente utili". La profanazione di tombe? "Non si capisce quale tomba sia stata profanata nessuna indagine dettagliata è stata svolta in Albania e questo reato in Italia è solo illecito amministrativo, non ci sono prove su questa condotta".
Se il 16 dicembre la Cassazione dovesse confermare l’estradizione quale scenario si aprirebbe? "Pecorelli verrà arrestato qui in Italia e il ministro della Giustizia Nordio avrà 45 giorni di tempo per consegnare Pecorelli alla Repubblica di Albania e arrestarlo".
Cristina Crisci