C’è lui al volante dell’auto. Arriva a mezzogiorno a San Polo, in quello che due anni fa fu il luogo del delitto Dodoli. Zainetto in spalla, maglione a tre quarti con lo zip e sotto camicia con cravatta. Una mise tra lo sportivo e il formale, l’outfit di ordinanza per il generale Vannacci in trasferta. Scende dall’auto, saluta la stampa ma va dritto verso il padrone di casa. Alla porta ad aspettarlo c’è Sandro Mugnai: è indagato per omicidio volontario per aver ammazzato a colpi di fucile Gezim Dodoli, il vicino che gli stava distruggendo casa con la ruspa. I due si stringono la mano. “Buongiorno e grazie per l’ospitalità”. “No, grazie a lei”. “No si figuri, grazie a lei”. “Non è un incontro pubblico” dice l’europarlamentare della Lega ma non per questo desiste da qualche battuta con la stampa locale che ormai l’autore de Il mondo al contrario conosce bene viste le sue frequenti visite in città.
L’ultima la cena degli auguri di Natale con oltre 300 vannacciani seduti a tavola a brindare con il “vino nero”, come l’ha chiamato lui. “Mugnai è un signore che si è trovato purtroppo a difendere sé stesso, la sua famiglia e la sua casa e quindi, nella convinzione che la cosa sia gradita, gli sto a portare la mia solidarietà e la mia vicinanza. Spero, visto che ho fiducia nella magistratura, che in ambito giuridico si possa dimostrare l’innocenza di Mugnai”. “Se conosco il caso? La vicenda la conosco per quanto l’hanno raccontata i giornali, per cui non so fidarmi o no”, dice - sorridendo - ai cronisti con un sottotesto polemico verso la stampa. “La difesa, quando è difesa, come fa a essere illegittima?”, continua Vannacci.
Gli chiediamo se la legge va cambiata, lui risponde che “una miglioria è già stata fatta per quanto riguarda l’ambito domestico ma se questa non è sufficiente allora va cambiata. In altri contesti ci siamo sciacquati la bocca sull’aggredito e l’aggressore, ad esempio sul diritto internazionale, e allora come mai questi concetti nei casi tra cittadini vanno a farsi benedire? Non mi sembra il caso e poi la casa è inviolabile e il nido in cui ci sentiamo sicuri”. E sulla decisione del giudice, è d’accordo? “No, non faccio il giurista, porto solo la solidarietà”. I microfoni si abbassano. Sandro Mugnai, il figlio, e il generale si accomodano a casa, quella che venne attaccata a colpi di ruspa da Dodoli. Due anni fa.
L.A.