Arezzo, 27 gennaio 2025 – “Ho paura”. Un velo attraversa lo sguardo e disegna una piega nell’espressione del volto. Barbara Dini racconta ciò che ha vissuto e pure rischiato, nell’indifferenza dei passanti, lungo la via dello shopping. Fuori l’euforia del sabato della movida, dentro, nella gioielleria che affaccia sulla centralissima via Roma, un quarto d’ora di follia.
Lei a difendersi da sola, mentre una coppia di clienti assiste alla scena senza muovere un dito. E la scena in questione ripropone, più o meno, il solito clichè, che in questo caso si è trasformato in furti a ripetizione messi a segno nell’arco di pochi minuti.
Nel negozio di Barbara entradue due giovani: “Uno di loro avrà avuto una trentina di anni, di origine nordafricana ma parlava molto bene italiano, ha chiesto di vedere alcuni orologi perchè era interessato all’acquisto. Ho mostrato alcuni modelli dall’espositore sopra il banco: lui ne ha indossato uno, poi si è diretto dietro al banco. Gli ho detto che non poteva stare lì e a quel punto ha chiesto se avevo un caricabatterie per il telefono che non gli funzionava: voleva mandare alla fidanzata la foto dell’oggetto che diceva di voler acquistare”.
Barbara racconta la disavventura, muovendosi nella zona del “faccia a faccia” con il ladro, quasi simulando la stessa scena del giorno prima. Nello sguardo ancora quegli attimi che solo ora riesce a elaborare metabolizzando pure il rischio che ha corso: “Non ho pensato a niente in quel momento, solo a difendere l’attività di famglia che portiamo avanti con grande dedizione e sacrificio”.
Si era accorta che qualcosa non andava in quello strano cliente che puntava la porta, in quel momento lasciata aperta dall’amico che si era piazzato fuori, sul marciapiede, forse a fare da palo al complice.
Barbara chiede al giovane nordafricano di togliere l’orologio dal polso e riporlo nell’espositore sopra il banco. Ed è qui che scatta il blitz: “Lo ha appoggiato sopra l’espositore ma con una mossa fulminea ne ha arraffati altri due e si è diretto verso la porta che nel frattempo, ero riuscita a chiudere perchè mi ero insospettita. E per guadagnare spazio, mi ha dato una spinta facendosi largo. L’ho raggiunto e trattenuto per un lembo del giubbotto, ma lui mi ha strattonato riuscendo a infilare la porta e a fuggire a piedi”.
Lei non si è scoraggiata, è uscita per strada e lo ha inseguito chiedendo aiuto ai passanti: “Nessuno ha ascoltato il mio appello, soltanto una ragazza - che ringrazio - ha tentato di raggiungerlo. Ma all’altezza del Corso lui le ha dato una spinta ed è riuscito a divincolarsi. Ho saputo più tardi che ha replicato lo stesso raid in un negozio in piazza San Jacopo, rubando un giubbotto”.
Ieri la denuncia ai carabinieri che hanno visionato le immagini delle telecamere del negozio e avviato indagini. “Ho paura perchè non è la prima volta che accadono questi episodi. Ed è andata bene, perchè magari in tasca poteva avare anche un coltello. Noi commercianti siamo in trincea, bersagli facili di individui senza scrupoli e violenti”.