REDAZIONE AREZZO

L’affondo di Lucacci: "Errori della società"

Il consigliere Fdi: "Prefettura e magistratura analizzino le anomalie del caso". Le fasi dell’asta, i rilanci e le offerte rifiutate. "Hsg poteva arrivare a 1,5 milioni".

Il consigliere provinciale Francesco Lucacci commenta la questione Hsg

Il consigliere provinciale Francesco Lucacci commenta la questione Hsg

AREZZO "La protesta dei sindacati? Comprensibile, ma non giustificata". Il caso Hsg resta un nodo da sciogliere. 13 lavoratori, un’azienda tessile e una carbonifera ad acquisirla. Un futuro incerto per i lavoratori e per la struttura stessa. A intervenire è il consigliere della Provincia di Arezzo Francesco Lucacci, che solleva interrogativi e una possibile anomalia nella "presenza di soggetti legati alla società affittante, poi fallita, come dipendenti della società affittuaria, soggetti che però rappresentano la Hsg Srl nelle assemblee pubbliche, in televisione e anche negli incontri con la prefettura". Lucacci sottolinea in particolare che "l’apporto lavorativo di Gianni e Paolo Vignali, soggetti chiaramente legati alla società prima in concordato e poi fallita non è molto usuale, e altrettanto che parlino a nome della società affittuaria". Ma il punto centrale dell’accusa di Lucacci è proprio quello che riguarda la procedura d’asta, che il consigliere ripercorre tappa per tappa. Una prima asta con una base di 1.761.000 euro andata deserta, una seconda di 1.585.000 euro andata ancora deserta e una terza di 1.130.000 euro "che ha visto partecipare Hsg srl e Toro Wood Invest Hdp srl con l’aggiudicazione da parte della seconda del compendio per 1.505.000 euro, ovvero un prezzo prossimo al prezzo fissato per la seconda asta". Dove sta l’anomalia? Il prezzo di vendita, secondo Lucacci, era alla portata della Hsg, che infatti "avrebbe rilanciato in asta fino a 1.500.000 euro, ovvero ben oltre l’offerta irrevocabile di acquisto che aveva fatto alla curatela. Si apprende che vi era stata un’offerta irrevocabile da parte di Hsg alla curatela di acquisto dell’immobile + azienda di 1.130.000 euro, che evidentemente la curatela e il giudice delegato avevano ritenuto significativa, tanto da ordinare una terza asta partendo da quel prezzo, ma evidentemente non tale da non far effettuare la terza asta, dovendo le curatele fallimentari cercare di ottenere il massimo ricavo per soddisfare i creditori, nell’ambito di una asta pubblica". Il punto, sottolinea Lucacci, è che Hsg, aveva offerto una somma bassa salvo poi dimostrare, in asta, di poter offrire molto di più. "Se Hsg Srl avesse avuto veramente a cuore le maestranze, avrebbe partecipato alla seconda asta, facendo uno sforzo in più per l’acquisto del compendio o avrebbe fatto una offerta alla curatela di 1.500.000 euro". Un attacco che non risparmia i sindacati per essersi schierati non contro Hsg, secondo Lucacci responsabile per una condotta errata delle trattative e della mancata partecipazione alla seconda asta, ma contro la società aggiudicataria che ha legittimamente partecipato all’asta pubblica. L’augurio di Lucacci, è per una più approfondita indagine da parte di Prefettura e Magistratura e per una risoluzione ragionevole. "Non si comprende perché Hsg parrebbe rifiutare di acquistare dall’aggiudicatario, a 250.000 euro, l’azienda con i macchinari e non voglia spostare la produzione in un altro capannone in Casentino. Una stranezza che fa ritenere che l’interesse della Hsg Srl non fosse tanto per l’azienda della ex Vignali, ma per il capannone". Serena Convertino