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Cronaca

L’amianto ora non fa più paura. Crea una startup per trasformarlo

Paolo Tuccitto ha brevettato un sistema per la trasformazione in biomateriale sostenibile

L’amianto ora non fa più paura. Crea una startup per trasformarlo

L’amianto ora non fa più paura. Crea una startup per trasformarlo

di Sonia Fardelli

Paolo Tuccitto, casentinese di 60 anni, ha creato una delle migliori startup d’Italia. E in un campo in cui nessun altro si è cimentato. In pratica ha brevettato un sistema per trasformare l’amianto, il temuto materiale cancerogeno presente ancora in Italia, in un biomateriale sostenibile. La sua startup "Cirtaa" ha vinto il Premio per lo Sviluppo Sostenibile alla fiera di Ecomondo e riceverà il 14 marzo alla Camera dei Deputati il Premio innovazione America assegnato dalla Fondazione Italia-Usa. La stessa fondazione che gli ha anche assegnato una borsa di studi per un master Italia Usa dal titolo: "Leadership per le Relazioni Internazionali e il Made in Italy". Profondamente legato alla sua vallata e a in particolare dove vive con la moglie, tre figli e adesso anche una nipotina, Tuccitto si sposta in tutta Italia e all’estero per far conoscere i suoi cinque brevetti, realizzati dopo anni ed anni di collaborazione con l’Università di Siena e la Bicocca di Milano. Paolo, utilizzando forni dell’industria metallurgica in atmosfera controllata ad alta temperatura e particolari miscele di gas, trasforma l’amianto in forsterite, un silicato di magnesio inerte. Un materiale molto prezioso e che ha molteplici usi.

"Può essere utilizzato nell’industria biomedica – spiega Tuccitto – ad esempio per la creazioni di protesi. E’ infatti un materiale che interagisce con il tessuto osseo che viene gradualmente riassorbito e sostituito da altro tessuto osseo che si rigenera. I risultati ottenuti fino ad ora potrebbero avvalorare l’ipotesi di integrare o sostituire le protesi in titanio che a volte danno luogo a episodi di rigetto".

Ma la medicina non è l’unico campo a cui Tuccitto guarda: "La forsterite può essere anche utilizzata – dice – per le centrali nucleari e per l’industria della difesa, dell’elettronica aerospaziale. Ad esempio per la produzione di acciai speciali che sono in grado di contenere le scorie radioattive". Tanti possibili usi e un progetto che il ricercatore casentinese vorrebbe presto poter vedere realizzato.

"Il mio obiettivo – conclude – è quello di realizzare un primo impianto sperimentale in collaborazione con le università ed enti pubblici. Per questo è molto importante individuare un sito idoneo, in Italia o all’estero. Il processo d’inertizzazione è la via più breve per smaltire l’amianto e per ottenere le materie prime critiche di cui l’amianto è costituito, come il magnesio e il silicio, oggi altamente richieste dalla Commissione e dal Parlamento Europeo per la propria industria e per svincolarsi dalla dipendenza di alcuni paesi stranieri".