"Lance e cimieri come armi". Giostra, la maxi-squalifica nella sentenza del giudice. Dalla rissa alla piazza calda

La ricostruzione dei testimoni, la stangata. "C’è chi si muoveva come un pugile". Tra le accuse aver brandito la spada e colpito. Un dito medio contro il pubblico. .

"Lance e cimieri come armi". Giostra, la maxi-squalifica nella sentenza del giudice. Dalla rissa alla piazza calda

La ricostruzione dei testimoni, la stangata. "C’è chi si muoveva come un pugile". Tra le accuse aver brandito la spada e colpito. Un dito medio contro il pubblico. .

AREZZO

Inchiodati dal Var. Le testimonianze in presa diretta sulle lance brandite, i cimieri usati come arma e il dito medio alzato contro il pubblico non mancano. Ma un peso determinante lo hanno avuto le riprese televisive. "Al termine della giostra, ho potuto vedere i vari video che girano nei social e ho avuto la conferma che si trattasse di fatti di violenza molto gravi" è la franca testimonianza lasciata alla magistratura dal maestro di campo Gabriele Veneri. Testimone diretto di quello che è successo in piazza e poi attraverso i video del corteggio. È una testimonianza che lo fa essere netto, a cominciare da tre delle posizioni più critiche. Una il maestro di campo Alberto Branchi, "che colpiva e cercava di colpire gente del pubblico", e quelle di due palafrenieri: Marco Fazzuoli, tra l’altro fratello del rettore, "che si muoveva con fare quasi pugilistico", e Thomas Cincinelli, "con il cimiero del suo cavaliere usato come arma". È il day after delle squalifiche di Giostra. Squalifiche senza precedenti, mai era capitato che uno dei protagonisti venisse fermato per 40 edizioni, vent’anni pieni. E le ragioni sono nelle motivazioni di una sentenza molto articolata e contro la quale Porta Crucifera si è già mossa con decisione. I rilievi fatti dal quartiere vedono già nel testo una prima risposta: in pratica il primo magistrato Marco Cecchi smonta, ovviamente nella sua prospettiva, l’ipotesi che le immagini non possano essere usate per le squalifiche. E soprattutto l’eccezione di "infondatezza e inutilizzabilità delle relazioni, sollevata da tutti gli incolpati adducendo la violazione dell’articolo del regolamento tecnico, vista la pubblicazione del contenuto ad opera de "La Nazione".

Detto che naturalmente noi abbiamo fatto semplicemente il nostro lavoro, nei fatti "è vero che il Maestro di Campo e i suoi vice devono astenersi dal comunicare a terzi la relazione ma la violazione di tale previsione non comporta alcun tipo di conseguenza in ordine alla utilizzabilità delle stesse relazioni". Ma torniamo a quella domenica di tensione. Dalla sentenza emerge il doppio scenario, anzi triplo. Uno quello passato sotto le telecamere in diretta: i disordini in piazza, il disturbo alla carriera di Tommaso Marmorini. Dalle testimonianze rimbalza il lancio di terra ma anche di altri oggetti. Veneri sottolinea i rischi, anche legati alla sensibilità dei cavalli. Ma nel testo rimbalzano botta e risposta drastici. Tra le accuse quella al capitano di aver fornito nomi diversi da quelli dei figuranti più animosi, e un siparietto tra il maestro d’arme Niccolò Giustini e il vicemaestro Lisandrelli, che chiedeva i nomi dei responsabili. "Li devi trovare da solo!" la risposta. L’altro fuoco è quello in via Guido Monaco, più o meno davanti al Petrarca.

Nel mirino in particolare il capitano Alberto Branchi "partecipando ad una rissa generatasi in via Guido Monaco, tra alcuni figuranti di porta Crucifera e alcuni spettatori, con la lancia in almeno due circostanze colpiva o cercava di colpire gente del pubblico. Inoltre, dopo essere rimontato a cavallo sfoderava la lancia e la calava verso il pubblico". L’elemento più pesante che emerge sul plurisqualificato, al quale si affianca il comportamento di Cincinelli, accusato di aver brandito un cimiero e averlo usato "come arrna, colpendo un rivale in borghese varie volte". Intorno, secondo la scena raccontata, altri calci e pugni. Con altri due atti. San Michele, dove Porta Crucifera "avrebbe fermato il corteo senza autorizzazione, alzando in aria i propri armamenti (lance, scudi, balestre) per salutare la tifoseria". Quarta scena tra via Roma e Guido Monaco: sonore contestazioni contro il passaggio rossoverde, Marco Fazzuoli scoperto ad alzare il dito medio contro il pubblico, venendo anche raggiunto non è chiaro se da un bicchiere o da una bottiglietta piena. Poi le misure contro il quartiere, contestate nella persona del rettore Andrea Fazzuoli, che pure non ha subito alcuna sanzione diretta.

Uno scenario che dalla sintesi della magistratura è tempestato di piccoli e grandi momenti di tensione, specchio di una Giostra in parte da dimenticare.

Lucia Bigozzi