FRANCESCO TOZZI
Cronaca

L’anno zero dei Punkcake. Da X Factor ai primi live: "A maggio il nuovo album"

"Il programma ci ha uniti ancora di più". Tra racconti e progetti per il futuro. Solo pochi giorni fa, il primo concerto sold out all’Arci Bellezza di Milano.

I Punkcake si raccontano a pochi giorni dal loro live all’Arci Bellezza di. Milano

I Punkcake si raccontano a pochi giorni dal loro live all’Arci Bellezza di. Milano

di Francesco Tozzi

MONTEVARCHI

Dissacranti, geniali, ma anche profondi e impegnati. Sono i Punkcake nel loro anno zero. Archiviata l’esperienza di X Factor, che li ha fatti conoscere a tutta Italia, la band Made in Valdarno spicca il volo verso la maturità artistica. Damiano Falcioni, Sonia Picchioni, Lorenzo Donato, Lorenzo Migliore e Bruno Bernardoni sono reduci dal concerto del 5 febbraio all’Arci Bellezza di Milano con Danielle, altro concorrente dell’ultima edizione del talent show di Sky. I biglietti sono andati sold out a dicembre in 24 ore.

Quando avete superato le audizioni, vi sareste immaginati di arrivare fin qui?

"Lo speravamo. L’obiettivo principale era quello di farci conoscere al grande pubblico e possiamo dire che il nostro percorso è iniziato usciti dal programma. Fuori dalla Toscana non abbiamo mai suonato e il concerto a Milano è stato un passo importante".

La trasmissione ha messo in mostra la vostra vita quotidiana.

"È emerso che tra i talenti non c’era competizione e convivere con gli altri ragazzi ci ha aiutato. La vita nel loft ha inoltre consolidato il nostro legame, perché non avevamo mai trascorso più di una notte insieme".

Un coach come Manuel Agnelli ha fatto la differenza?

"Tantissimo. Manuel ci ha seguito e ci ha fornito spunti per migliorare. È stata anche una figura paterna che ci ha sempre messi a nostro agio, rivelandosi una persona vera e schietta". Scrolliamoci di dosso X Factor: come è cambiato il punk da quando vi siete avvicinati alla musica?

"Il termine ormai è abusato e sfruttato, identificato solo con l’esagerazione. Per noi è molto soggettivo: significa essere fuori dagli schemi. Vorremmo tornare alla sua idea originaria, quella di rottura, non di omologazione. E vogliamo esprimere ciò che abbiamo da dire in maniera libera ed energica".

Cosa amate e cosa odiate del Valdarno?

"Amiamo il fatto che tutti i paesi sono vicini tra loro ed è tutto facilmente raggiungibile. Però quello che è facilmente raggiungibile e vicino è sempre la stessa cosa. E qui emerge il problema della monotonia, che comunque ci ha aiutato a crescere dandoci la spinta necessaria a tirare fuori ciò che avevamo dentro. Non potevamo aspettare che lo facesse qualcun altro per noi".

Quali sono le tematiche principali che affrontate?

"Forse è scontato, ma l’uguaglianza è uno degli argomenti principali. E utilizziamo solitamente un approccio critico e di protesta. Parliamo anche di inclusione, di rispetto degli altri e delle differenze, fino alla salute mentale e alle problematiche adolescenziali. Nei nostri brani riportiamo quello che percepiamo come urgente dalla nostra generazione. Vogliamo essere un megafono per dire a tutti: non siete soli, anche noi condividiamo le vostre difficoltà".

Che risposta avete dai vostri coetanei su questi temi?

"Noi viviamo in una bolla e i nostri conoscenti la pensano all’incirca come noi. Più che altro stiamo notando una regressione nei più piccoli. Ormai dentro e fuori i social osserviamo un utilizzo a sproposito del saluto romano da parte di ragazzini che non sanno neanche cosa significhi. Stupidità e superficialità ci spaventano".

Quanto di tutto questo farà parte dei vostri prossimi lavori? C’è un album in cantiere.

"Da marzo iniziamo a registrare e se tutto va bene, l’album dovrebbe vedere la luce nel mese di maggio".

Guarderete il Festival di Sanremo?

"No. Cantare solo l’amore non rispecchia la realtà artistica del nostro Paese".