di Liletta Fornasari
Bruno Galoppi è stato il primo vero designer aretino di gioielli, che ha "conquistato la luna" nelle sue creazioni, indicando così come il suo immaginario creativo sia stato sollecitato dalle forme spaziali e lunari divenute di moda dopo lo sbarco del 20 luglio del 1969.
Apre oggi alle 17.30 a Casa Bruschi la mostra "Bruno Galoppi. Il design orafo tra gli anni Cinquanta e Settanta ad Arezzo". Attraverso i progetti e i gioielli creati da Bruno Galoppi, l’allestimento alla Casa Museo Ivan Bruschi ripercorre il design, le tendenze e la moda della società italiana e la produzione della prima azienda orafa di Arezzo, l’Unoaerre, di cui Galoppi era dipendente.
"Straordinaria, meritata e inaspettata è stata la sua carriera dove il suo successo personale è cresciuto di pari passo con quello dell’azienda – sottolinea il curatore della mostra Paolo Torriti dell’università di Siena – la storia di Galoppi, la sua creatività e il valore dell’oro ad Arezzo, oltre che il dialogo con l’arte sono i temi che accompagnano il visitatore in un “percorso prezioso”".
Da oggi fino al 13 marzo Galoppi è protagonista di una mostra, nata dalla collaborazione con la Fondazione Ivan Bruschi con il sostegno della Fondazione Cr Firenze, il contributo di Intesa Sanpaolo e l’importante apporto di Giovanni Raspini. Come spiega Carlo Sisi, conservatore della Fondazione Bruschi, la mostra di Galoppi: "Inaugura una serie di eventi futuri che saranno intitolati Le materie dell’arte. Tecniche e stili dell’artigianato, con l’intento di recuperare i principali esempi cittadini e territoriali. Interessante è l’abbinamento con Giovanni Raspini, di cui proprio in questa occasione sono presentati alcuni lavori".
Per questo Sisi invita il pubblico a immergersi in questa nuova proposta di cultura e di creativa immaginazione. Per sottolineare quel dialogo virtuoso di assonanze e richiami esistente tra le arti, ogni sezione della mostra è arricchita da opere pittoriche di Nativi, Cagli, De Gregorio, Margonari con l’eccezionale esposizione dell’opera “Combustione CP3 – 1964” di Alberto Burri. Renzo Parisotto, presidente della Fondazione Ivan Bruschi: "Il sistema museale ha fatto un principio non solo essenziale ma per certi versi anche di sopravvivenza, dove le piccole realtà espositive hanno saputo durante la pandemia mantenere un dialogo sempre vivo con la collettività in cui sono inserite".