L’artista che non lascia la sua terra. Sara Lovari, il mondo in Casentino: "Espongo in India ma rimango qui"

I suoi "assemblage polimaterici" sono anche al Mahindra Museum di Mumbai, unica artista straniera presente. Lavora per cinema e teatro, dona spesso il suo talento alla comunità locale: "Il loro supporto è fondamentale".

L’artista che non lascia la sua terra. Sara Lovari, il mondo in Casentino: "Espongo in India ma rimango qui"

L’artista che non lascia la sua terra. Sara Lovari, il mondo in Casentino: "Espongo in India ma rimango qui"

di Gloria Peruzzi

POPPI

"Creare è uno stato d’animo, un’esigenza, una terapia". Secondo Sara Lovari, ogni creazione è un frammento di narrazione, una storia che si svela attraverso le opere. I suoi assemblage polimaterici sono una fusione di passato e presente dove gli oggetti comuni si trasformano in opere d’arte ricche di storie e memorie, basta entrare nel suo atelier a Poppi per rendersene conto. Casentinese di Avena, espone in tutto il mondo, prestigiosa quella permanente al Mahindra Museum di Mumbai, unica artista non indiana presente.

Lavora per il cinema e il teatro, dona spesso il suo talento alla comunità e a quella terra mai lasciata, perchè fonte d’ispirazione come nessun altro luogo. Sua la "Magica allegoria di una chiave" posta recentemente nel Lungarno delle Monache a Pratovecchio o il design delle medaglie dell’ultima mezza maratona del Casentino.

Lo sport, l’altra sua passione: "Mi aiuta a prepararmi fisicamente e mentalmente per il mio lavoro oltre che a trovare nuove idee".

Lovari, ricorda la sua prima creazione?

"Ho iniziato con i colori e più che altro scarabocchi, ma il primo lavoro importante è arrivato nel 2014 con la Camicia di Cartone, che mi ha fatto classificare tra i primi nove scultori al concorso di Arte Mondadori. Lì ho capito che dovevo continuare".

Come ha scelto la sua tecnica?

"Volevo un medium che rispecchiasse la mia essenza. Ho iniziato a lavorare con carta, cartone, cartapesta e altri materiali. Ho lavorato al Carnevale di Foiano. Ho trovato piacere nell’assemblaggio che uso per dare vita a nuove narrazioni".

È l’oggetto che fa nascere l’idea?

"Non c’è una regola. A volte compro le cose e restano lì finché non mi viene l’idea giusta; altre, ho già l’idea e compro gli oggetti che mi servono".

Oppure, sono parole.

"Con il Covid, ho sentito il bisogno di lavorare più intensamente su termini come vita, futuro, amicizia, viaggio, musica, per esplorare concetti universali e potenti".

Qual è la parte più difficile del suo lavoro?

"Far sì che sia riconosciuto come una professione a tutti gli effetti, non come un passatempo. È una continua lotta, ma ripagata dalla fiducia delle persone".

I casentinesi sono i primi a supportarla.

"È una cosa a cui tengo tanto. Ringrazio davvero tutte le aziende del Casentino che mi aiutano, perché questa è una valle attiva e sensibile quando c’è da collaborare".

Ha mai pensato di mollare?

"In passato, ma ogni volta ho ricevuto segnali che mi hanno incoraggiata a continuare il mio percorso artistico. Oggi, dopo tredici anni di gavetta intensa non mi scoraggio più, anche se l’assemblaggio ottiene poca visibilità perchè è considerata una corrente minore, quindi anche nei musei riesce ad avere piccole stanze rispetto alla pittura o alla scultura. Ad esempio Joseph Cornell, il mio idolo, lo vediamo a fatica nei musei". Un’opera d’arte è bella a prescindere o esiste il gender gap anche nell’arte contemporanea?

"Esiste soprattutto in questo settore. Purtroppo le donne affrontano ancora molte difficoltà nonostante la presenza femminile sia in crescita".

Quali sono le doti necessarie a un’artista?

"Saper raccontare il presente, anche se scomodo. Mettere in casa un’opera d’arte è diventata una cosa decorativa, ma la sua funzione è raccontare il periodo storico che vive l’artista così, chi la vedrà fra trent’anni, deve decifrarne le emozioni e il contesto".

La nuova opera sarà?

"Una stanza in cui fluttuano e volano come fossero degli uccelli dei vecchi fascicoli commerciali fatti in carta gialla e bordi in metallo".

I prossimi impegni?

"La nuova linea di Kartos, dedicata alle donne. Porterò una tradizione toscana in Sicilia, al Foro G Gallery di Messina ad aprile, un’opera dedicata a mia nonna Nella che misurava lo sforzo, il mal di stomaco".