REDAZIONE AREZZO

L’artista e il mito del fascismo aretino

Negli affreschi perduti di Palazzo Camaiani, allora casa del fascio, Gisberto Ceracchini si confrontò con il mito fondante del fascismo aretino, quello dei tre morti squadristi dell’imboscata di Renzino (Foiano) il17 aprile 1921, in particolare Aldo Roselli, l’unico aretino (gli fu intitolata l’attuale via Oberdan), cui davanti al Palazzo era dedicata anche l’Arca che portava il suo nome, i due suggelli dell’acropoli fascista. Il ciclo pittorico non affrontava ovviamente il tema della successiva vendetta squadrista, che provocò nove altre vittime di parte opposta. Una memoria divisa che alla Liberazione portò alla distruzione dell’Arca e degli affreschi.