PIANDISCO’
Cronaca

Lascia Mandò, il "signore del 118" "Il mio impegno per l’emergenza"

Dal 31 luglio il medico valdarnese in pensione. "Spero di aver contribuito a cambiare il sistema in Toscana"

Lascia Mandò, il "signore del 118" "Il mio impegno per l’emergenza"

di Marco Corsi

Quaranta anni al servizio della sanità territoriale, più di 20 al 118. Il dottor Massimo Mandò, valdarnese di Piandiscò, responsabile dell’emergenza urgenza della Asl Toscana Sud Est, il 31 luglio andrà in pensione. Per l’occasione ha organizzato una cerimonia, semplice, ma significativa, all’auditorium del San Donato di Arezzo, in programma proprio lunedì. Ringrazierà chi, in questi anni, lo ha supportato nella sua attività. A salutarlo i vertici dell’azienda sanitaria, i colleghi, le Misericordie del territorio e le istituzioni. Mandò è alla Asl dal 1982 e al 118 dal 2000. Ha dapprima ricoperto la carica di direttore della centrale operativa di Arezzo; poi è stato nominato direttore del dipartimento emergenza-urgenza della Asl 8 e qualche anno fa ha assunto la stessa carica per l’intera Azienda Sanitaria della Toscana Sud Est.

"Qual è stata la cosa più bella? Fare il medico dell’emergenza urgenza – ha detto – Ci sono anche situazioni stressanti che ti formano. Mi ricordo ad esempio che, quando ero in Valdarno, si presentarono due bambini vittima di incidente stradale. Erano stati sbalzati fuori dalla macchina. Uno di loro paralizzato alle gambe, l’altro ustionato dall’asfalto. Quando tornai a casa presi i miei piccoli e li portai a dormire con me tutta la notte. Questo è un mestiere che ti prende l’anima e va fatto sia con il cuore che con la testa, perché devi gestire le persone". Il momento più difficile?

"Quando perdi un amico e quando muore davanti a te una persona cara", ha sottolineando Mandò, che ha ricordato la pagina più dolorosa della sua vita. "E’ stata quando è scomparso mio nipote, l’ho accompagnato nel corso di una brutta malattia. Ero lì con lui, insieme ai suoi genitori e gli davo i farmaci e non farlo soffrire. E’ stato il momento più brutto della mia esistenza". Anche il periodo del Covid è stato complicato. "Un compagno di viaggio degli ultimi anni. Mi sono ammalato tre volte e il virus mi ha scombussolato anche la tiroide, per fortuna in maniera non grave".

La cosa di cui va più orgoglioso Mandò è legata alla sua esperienza nell’ultimo ventennio.

"E’ quella di aver contribuito a cambiare l’emergenza in Toscana e soprattutto in provincia di Arezzo, aver puntato sull’innovazione, essersi concentrati più sulla persona che sulla teoria . E ho avuto la fortuna di avere incontrato nel mio cammino persone e colleghi che parlavano il mio stesso linguaggio". In questi anni il dottor Mandò si è battuto molto anche per sensibilizzare i cittadini sull’utilizzo del defibrillatore.