Arezzo, 5 febbraio 2021 - Ogni sera lascia la cena per chi non riesce a metterla insieme al pranzo. Il carrello della spesa, davanti al negozio di alimentari, è diventata la «mensa self service» delle persone che il Covid ha precipitato sulla soglia della povertà: c’è chi ha perso il lavoro, chi è senza cassa integrazione, chi deve scegliere se curarsi o mangiare. C’è un’umanità sofferente anche in Valdichiana, nelle piccole comunità dove, apparentemente, non manca nulla.
Deborah Manerchia Maserà ha 28 anni e un carrello dove, quando tira giù la saracinesca del suo minimarket nel centro di Foiano, depone una scatola piena di pane e companatico avanzati, prodotti freschi a scadenza breve, parti di salumi e formaggi rimasti invenduti. Al mattino la scatola è vuota e Deborah nell’arco della giornata ricomincia da zero mettendo da parte ciò che a fine giornata sarebbe destinato al cassonetto.
Ha preso l’iniziativa da una settimana «perché in questo anno durissimo ho visto gente in serie difficoltà e non voglio stare con le mani in mano. Nel mio piccolo, desidero dare un contributo, aiutare chi sta peggio», spiega mentre affetta a mano (anzi al coltello) il prosciutto toscano. Il suo è l’unico negozio di generi alimentari all’interno delle mura del paese (negli anni diverse botteghe hanno chiuso i battenti) e in un certo senso, resta un presidio di umanità: non solo i servizi alla clientela ma anche una presenza che nelle relazioni con le persone diventa punto di riferimento.
Per lei è naturale vivere il lavoro così. «Ho scelto questo mestiere con idee ben chiare perché mi piace stare tra la gente, ascoltare, confrontarmi. Cinque anni fa mio padre mi chiese se ero sicura di aprire un’attività da sola e io risposi di sì. Lavoravo qui come commessa e quando si presentò l’opportunità di rilevare l’attività decisi che era arrivato il momento di farlo, per costruire qualcosa di mio».
La sua parola-chiave è «umanità. La pandemia ha aggravato una situazione già complicata per diverse famiglie foianesi e persone che vivono da sole. Io qui non vendo solo prodotti, ma offro la mia disponibilità all’ascolto. Quando entra un cliente, non è mai un rapporto meccanico del tipo prendo questo prodotto, pago e vado via. Se la persona lo desidera, nasce una conversazione che poi con il tempo diventa confidenza.
A volte basta poco per rassicurare chi è giù di morale per qualche problema», aggiunge Deborah che nell’anno della pandemia ha raddoppiato l’impegno e i servizi alla clientela.
«E’ stato difficile riorganizzare l’attività nel rispetto delle regole anti-Covid ma ce l’ho fatta e la gente ha collaborato con senso di responsabilità. Durante il lockdown ho deciso di aiutare le persone che non potevano uscire consegnando la spesa a domicilio e lo facevano durante la pausa pranzo e la sera, dopo la chiusura».
In questi mesi nel suo negozio di prossimità ha visto «la tristezza negli occhi dei foinaesi, lo smarrimento. La mia clientela è fatta soprattutto di persone anziane molto colpite dalla gravità della situazione ed emotivamente fragili.
Due chiacchiere tra di noi servono a sdrammatizzare e a tornare verso casa con un sorriso». Ora è più contenta: da alcuni giorni le scuole hanno riaperto alle lezioni in presenza e nel minimarket sono tornati gli studenti con la loro allegria. Come adesso, mentre Deborah prepara un panino «super» ad un ragazzo con la mascherina