LUCIA BIGOZZI
Cronaca

"Laura è benvenuta nel paese". Il dolore della ragazza tedesca fa breccia tra la gente e i ricordi

Ivana stringe tra le dita le foto di chi ha perso: "Bel gesto, le dirò che insieme il mondo cambierà". Porte aperte anche dal parroco, don Natale. "Mi piacerebbe che parlasse alle famiglie in chiesa".

"Laura è benvenuta nel paese". Il dolore della ragazza tedesca fa breccia tra la gente e i ricordi

"Laura è benvenuta nel paese". Il dolore della ragazza tedesca fa breccia tra la gente e i ricordi

Stringe tra le dita la foto della madre. È lei che le parlava di quel giorno a San Polo. Dell’orrore, dei morti, di nonna Ester Rosadi freddata da un colpo di mitra dietro un cespuglio dove si era nascosta "lei che era freddolosa e non aveva voluto seguirci dentro la condotta dell’acqua". Quella sorta di pertugio per Francesca Piomboni e Giusto Peluzzi significò la via di fuga più sicura, dentro quel letto di cemento che parava i colpi sparati a raffica dai tedeschi nella rappresaglia che preparò l’eccidio.

Ma Ester non voleva bagnarsi nell’acqua gelida, si infilò in quella siepe lungo il ciglio della strada ma non ebbe scampo. Nella famiglia di Ivana Peluzzi, il racconto di quel giorno è stato sempre al centro dei momenti più importanti: dagli anniversari ai dialoghi tra madre e figlia, quando si diventa grandi e si può comprendere la portata di una tragedia come quella di San Polo, oltre cinquanta vittime. Prima le botte, poi le torture nella cantina di Villa Mancini e la grande fossa fatta scavare a chi di lì a poco sarebbe stato ucciso con un colpo alla nuca.

Ivana Peluzzi stringe tra le dita la foto di mamma Francesca, ma il suo pensiero corre anche a Laura Ewert e alle sue parole: "Ho scoperto per caso cosa ha fatto mio nonno a San Polo, provo dolore e vergogna". Parole che l’ hanno colpita, riaprendo la cicatrice profonda del dolore e riportandola ai racconti in famiglia con i quali è diventata donna. "Apprezzo ciò che ha detto perchè il fatto che la nipote del colonnello che ordinò la strage chieda scusa per lui, vuol dire che ha maturato una sua sensibilità, un suo pensiero. Vuol dire che piano piano si arriverà a un mondo più civile dove le guerre non esisteranno più: penso ogni giorno a Gaza e all’Ucraina". Laura sarà domenica e a San Polo e Ivana probabilmente cambierà i piani di una giornata di festa con la famiglia perchè "sento il bisogno di essere alla cerimonia e di incontrare questa signora".

Cosa le dirà? Ivana in cuor suo, lo sa già: “Le dirò che ho apprezzato moltissimo le sue parole e che forse insieme possiamo costruire un mondo diverso". Pausa, prende fiato per sciogliere il nodo in gola, poi aggiunge: "Le dirò che non sta a lei piangere per il danno che è stato fatto. Le sue parole segnano un nuovo corso". A San Polo ci si prepara al giorno della memoria: una cerimonia semplice ma intensa, che chiama ogni famiglia del piccolo borgo e non solo. Il parroco, don Natale sa di Laura Ewert e del suo arrivo, domenica, per ascoltare la voce delle famiglie che vorranno raccontarle di quel 16 aprile 1944 quando la rappresaglia dei tedeschi scatenò l’inferno. Con una ferocia inaudita, sopratutto nella cantina di Villa Mancini dove le persone vennero rastrellate e sottoposte "a violenze inaudite, denti e unghie strappate e quel rivolo di sangue che usciva dalla soglia della porta, lungo i campi". Una ferocia che don Natale rievoca tra le foto e i documenti della Sala della Memoria, dove si custodisce ciò che è accaduto per onorare le vittime e si insegna al mondo ciò che non deve più succedere. "Capisco e apprezzo il comportamento di Laura Ewert. Lei non deve chiedere scusa perchè non ha nessuna colpa". Anche lui, come i familiari delle vittime desiderano incontrarla, ma don Natale fa un passo in più: "Se accetterà, sarebbe bello ascoltare la sua testimonianza alla fine della Messa nella nostra Pieve". A Laura il battagliero sacerdote dirà: "Benvenuta!"