Il nonno ordinò la strage. Lei torna a San Polo per scusarsi: “Qui per mantenere viva la memoria”

Laura Ewert, nipote del colonnello tedesco che fece uccidere oltre 60 civili, alla commemorazione dell’eccidio: “E’ difficile esserci, ma voglio tornare anche in futuro”

San Polo (Arezzo), 14 luglio 2024 – Il peso della storia sulle spalle, nel cuore la voglia di mantenere viva la memoria. Wolf Ewert era il comandante del 274 reggimento della Wehrmacht: il 14 luglio del 1944, a San Polo, ordinò uno dei peggiori eccidi del periodo nazi-fascista. Furono 48 le persone costrette a scavarsi la fossa nei giardini di Villa Gigliosi, dove furono fatte saltare in aria con la dinamite. Altre 16 vennero uccise nella vicina località di San Severo. Oggi, a 80 anni di distanza da quel massacro, la nipote Laura, stimata giornalista che vive in Germania, è tornata per scusarsi con le vittime e i loro parenti.

Il colonnello Ewert è morto prima delle indagini avviate dalla procura militare di La Spezia. La nipote ha depositato un mazzo di fiori bianchi al cippo in memoria delle vittime che si trova proprio nel luogo dell'eccidio e dopo la messa celebrata nella Pieve di San Polo, ha voluto rivolgere un pensiero a tutta la comunità, con la voce rotta dall'emozione. "E' difficile parlare con voi oggi sotto il peso del passato che ci lega. Oggi sono qui con voi per mantenere viva la memoria di quei terribili crimini. Di questi, sono responsabili mio nonno e altri. La mia generazione è cresciuta in un Europa pacifica. Noi ci stiamo accorgendo di quanto questa pace possa essere fragile. Credo fermamente che l'incontro e il dialogo siano una cura. Mi sta molto a cuore la volontà di capire, riconoscere l'altro e la sua sofferenza. Parliamo insieme del dolore, dovrà servire a ricordarci l'importanza di proteggere la coesistenza pacifica con tutte le nostre forze".

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Insieme a Laura Ewert era presente anche Alessia, una giovane aretina nipote di una delle vittime, e Udo Gumpel, giornalista della Tv tedesca, in prima fila assieme allo storico Carlo Gentile e Christiane Kohl, nella caccia alla verità e ai colpevoli delle stragi. "Sono rarissimi i casi dei parenti degli autori delle stragi che si sono resi conto di quello che e' accaduto", ha detto Gumpel. "Anche per il fatto che gli stessi autori non hanno mai raccontato ai familiari quello che veramente è successo e quando sono stati scoperti hanno cercato di negare. Quando chiesi a Klaus Konrad, responsabile della strage di San Polo assieme a Wolf Ewert, se fosse pentito mi rispose che la cosa non lo toccava in modo particolare. 'No, non mi pento', mi disse".

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Oggi alla cerimonia aretina hanno partecipato le autorità locali, le associazioni del territorio e il presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Antonio Mazzeo.