FEDERICO D’ASCOLI
Cronaca

L’azienda orafa che fa mascherine "200mila pezzi hi-tech al giorno"

La storia di C&S Italy che si è riconvertita ai dispositivi di sicurezza anti Covid realizzati con il grafene. Una startup lanciata dai fratelli ventenni Niccolò e Leonardo Borghesi: "Abbiamo il brevetto mondiale"

di Federico D’Ascoli

Mascherine, respiratori polmonari e gel disinfettanti. L’emergenza Covid ha fatto esplodere nell’ultimo anno la richiesta di questi prodotti in Italia e nel mondo. Ogni giorno si allunga l’elenco delle aziende che si riconvertono per rispondere alla crescente domanda di sicurezza sanitaria. Lì dove una volta c’era l’oro, metallo-simbolo di questa terra, oggi ci sono le mascherine.

L’azienda riconvertita si chiama C&S Italy, ha sede in via Setteponti e lo stabilimento di produzione in via di Basserone, zona Badia al Pino. I suoi sedici dipendenti continuano a modellare anche orecchini, collane e braccialetti oltre ad essere concessionaria della Disney che gli ha affidato il reparto dei gioielli con le immagini di Minni, Paperina, Sirenetta e sorelle di Frozen.

A questo si aggiunge la produzione a Badia al Pino delle vele di tessuto con cui abbiamo imparato a ripararci bocca e naso ogni giorno.

Niccolò Borghesi, insieme al fratello Leonardo, ha lanciato la startup Av Mask nel pieno del primo lockdown. Le loro mascherine sono caratterizzate da un materiale meno nobile dell’oro ma altrettanto prezioso per difendersi dal virus. Si chiama grafene ed è uno strato sottilissimo di grafite che nel 2010 è valso il premio Nobel ai due fisici russi che lo hanno scoperto. Un minerale a base di carbonio trasformato in laboratorio che ha trovato mille applicazioni pratiche a cui si aggiungono le caratteristiche antibatteriche e antivirali.

"A pieno regime realizziamo circa 200 mila mascherine al giorno, tra chirurgiche e Ffp2 distribuite tramite la rete delle farmacie – rivela il titolare Niccolò Borghesi che ha appena 25 anni – le performance del grafene in termini di attività di contrasto di virus e batteri sono state confermate da test in laboratori accreditati, abbiamo registrato con un brevetto mondiale il nostro procedimento".

La differenza tra i dispositivi made in Arezzo e quelli in gran parte prodotti nei paesi asiatici sta nel fatto che "le sfoglie di grafene vengono fuse e solidificate all’interno delle fibre dello strato filtrante della mascherina e non solamente depositate in superficie come in molti prodotti simili", spiega Borghesi.

La riconversione alle mascherine sembrerebbe più adatta per aziende del settore tessile e della moda ma i macchinari orafi, per le caratteristiche di precisione, si adattano bene al cambio di produzione: "L’attenzione alla sostenibilità e al pianeta è uno dei valori dell’azienda – conclude il titolare della C&S Italy – le nostre mascherine hanno un basso impatto ambientale: sono lavabili con acqua e sapone e si possono utilizzare tre volte".